Otto mesi a quello che secondo l’accusa è il ladro, 10 mesi e 20 giorni a colui che è accusato di essere un ricettatore. Queste le pene inflitte dal giudice Giuseppe Monaco a un domestico filippino di 39 anni accusato di aver rubato l’argenteria in casa della famiglia di professionisti presso i quali lavorava da anni insieme alla moglie (la storia), e al titolare 57enne di un “Compro oro” della zona della stazione accusato di aver acquistato e mandato alla fusione l’argento portato dallo straniero. A chiedere la condanna è stato il pm Rino Massari, mentre la famiglia, costituitasi parte civile, ha ottenuto il diritto al risarcimento da liquidarsi però in sede civile.
La coppia di filippini lavorava presso la famiglia da anni senza che fosse mai accaduto nulla. Fin quando, nel marzo 2012, la padrona di casa ha iniziato a notare che mancavano pezzi di argenteria dalla credenza e i sospetti si sono subito concentrati sui domestici, visto che non c’erano segni di effrazione. Poi sono spariti anche i trofei che il figlio della coppia aveva vinto in gare di golf. Nel corso delle indagini, il filippino ha poi confessato le sue responsabilità, scagionando la moglie che sarebbe stata all’oscuro di tutto. Della refurtiva sparita pian piano nel tempo, sono state recuperate soltanto delle posate, una quindicina di pezzi per un peso di circa 3 chilogrammi. Il resto è stato fuso in un’azienda di Arezzo, pertanto si è persa ogni traccia.