Veniamo da una esperienza durata più di un anno, prima come Genitori conosciuti attraverso la notizia della sospensione, da parte del Comune di parma, dell’integrazione scolastica e del non rinnovo del bando nello scorso anno scolastico, poi divenuti con più esperienza (manifestazioni e fiaccolata del 31 gennaio 2015) Comitato registrato Genitori Infuriati. Questo impegno con durata di un anno, ci ha visto anche privati di tempo per la famiglia al fine di dedicarci a momenti di “rivolta” e di attenzione al welfare. In un primo momento dalla sospensione dell’integrazione scolastica si è arrivati ad una copertura totale fino a fine anno scolastico ed alla votazione unanime in consiglio comunale per il rinnovo del bando scolastico. In quel momento noi genitori avevamo raggiunto l’obiettivo dettato al Comitato.
Il bando però purtroppo ci ha sorpresi in quanto diverso e con novità non adatte non favorevoli al benessere e alla qualità dell’integrazione scolastica. Come novità, infatti, sono subentrate due nuove cooperative e quindi nuove programmazioni sul lavoro degli educatori che hanno influito inevitabilmente sul benessere degli alunni nel loro momento scuola. Ci sono stati “assestamenti” in quanto le nuove cooperative hanno apportato modifiche tra cui la “banca ore” che consiste nel maturare ore destinate a coprire uscite ed attività esterne attraverso le ore di assenza conteggiate. Queste novità ci hanno un po’ destabilizzati ma nel contempo ci hanno reso ancora più attenti alla continuità del benessere degli alunni con disabilità perché non sempre questa “banca ore” non e’ efficiente. Sono stati impoveriti purtroppo anche altri punti importanti per il bene dei più deboli, ad esempio il cambio degli operatori del trasporto. Per molti può essere un cambiamento superficiale ma alcuni ragazzi hanno un rapporto con questi che dona stabilità e tranquillità durante il trasporto e cio’ favorisce un buon inizio della giornata scolastica.
Da due mesi il “Comitato Genitori Infuriati” si è sciolto lasciando il posto al gruppo dei “Genitori Attenti sui diritti dei disabili”, sul buon lavoro delle nuove cooperative, sul lavoro del Comune relativo al welfare. Alcune di noi hanno scelto una strada diversa, non apolitica, sempre per il bene dei più deboli ed attenzione sul welfare. Il Comitato scioltosi ed il nostro gruppo odierno erano ed e’ apolitico e bianco. È per questo che ci dissociamo da questo comportamento proprio perché queste persone puntavano alla apoliticità di noi genitori.
Ora tutti insieme, noi genitori con figli disabili ma anche tutti voi che leggete, dovremmo guardare i nostri ragazzi e pensare al loro bene:benessere a scuola, copertura totale delle ore di sostegno, mantenimento dei servizi a loro dedicati, per dedicarci alla loro sicurezza e al loro futuro. Contiamo con fiducia sul lavoro del Comune che dovrà offrire ai suoi cittadini servizi validi e non tendenti solo a risparmiare. Noi cittadini chiediamo al Comune e ai suoi assessori di essere ascoltati come tali e come usufruttuari dei servizi offerti in quanto attraverso l’ascolto e la collaborazione si può arrivare sicuramente a buoni risultati. Questo è il motivo per cui ci rivolgiamo al Comune e relativi Assessori/responsabili affinche’ dia voce sia ai genitori di ragazzi disabili sia alle scuole ed inoltre ai lavoratori che offrono il servizio di integrazione scolastica alias gli educatori.
In attesa del nuovo bando di integrazione scolastica che il Comune ha rinnovato con il metodo 1+1 e vicini all’inizio dei centri estivi potremmo parlare di questi ultimi come valido strumento di integrazione, poiché i ragazzi con difficoltà sono con soggetti “normodotati ” e giocano liberamente con loro in piscina e/o al parco. Purtroppo questa bella esperienza dura fino al compimento dei 14 anni perché in seguito i nostri ragazzi andranno al centro di accoglienza Casaburi dove, secondo noi, di integrazione ce ne sarà poca, in quanto non c’è relazione tra ragazzi coetanei “normodotati” ma solo con i relativi educatori. Pur non mancando uscite o attività si nota comunque un impoverimento di qualità del servizio perché non punta ad una vera integrazione.