Il rugby secondo Nigel Owens. Intervista all’arbitro più famoso al mondo

Il rugby secondo Nigel Owens. Intervista all’arbitro più famoso al mondo

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view“This is not soccer” è l’affermazione che l’ha reso famoso anche fuori dal mondo ovale. Ma lui è soprattutto il miglior arbitro di rugby sul pianeta. Nigel Owens, il gallese che ha diretto a ottobre scorso la finale mondiale vinta dalla Nuova Zelanda sull’Australia, per la prima volta è arrivato a Parma per arbitrare la gara di Pro12 fra Zebre e Ulster (finale 17-47).
E prima del fischio d’inizio ha incontrato – con grande disponibilità e simpatia – i giornalisti per parlare non solo del rugby moderno, ma anche un po’ di stesso. Perché attraverso la sua personalità in campo è diventato un personaggio. Ed è sempre a lui che i ragazzini danno la caccia per un autografo o un selfie.
“A scuola giocavo estremo in una squadra che perdeva sempre – racconta Owens -. Avevo iniziato a 6 o 7 anni e forse mi facevano giocare perché eravamo pochi.  Nell’ultima partita della stagione, il mio capitano segna a tempo scaduto la meta del 12 pari. Dobbiamo piazzare per vincere una partita, vado sulla piazzola perché volevo diventare l’eroe della scuola con un calcio facile tra i pali. Calcio e la palla va larga e di molto. L’allenatore mi guarda e mi dice “Forse è meglio se arbitri””.
Parole profetiche… quell’estremo così così è oggi il miglior fischietto al mondo. “Ma se avessi messo quel calcio – dice con un gran sorriso – forse oggi giocherei nel Galles!”.
Nel rugby oggi c’è chi lamenta un eccessivo ricorso alla tecnologia tramite il TMO. Che ne penserà Owens?
“La tecnologia aiuta sicuramente  a sbagliare meno – dice – ma forse la usiamo male perché chiediamo il TMO troppo spesso. Penso che dovremmo collaborare di più con i giudici di linea per prendere più decisioni sul campo. Una volta per vedere che l’arbitro aveva sbagliato dovevi aspettare il lunedì, oggi lo vedi dieci secondi dopo e questo ci mette pressione”.
Pressione che in certi casi si accompagna a una maggiore violenza verbale nei confronti dell’arbitro, come avviene nel calcio.
“Non credo che il rugby si stia avvicinando al calcio, ma è vero che le violenze verbali sono aumentate, soprattutto a livello giovanile e minore e da parte dei tifosi. Ma credo siamo noi tutti a dover far sì che stia lontano dai campi”.
A proposito di giovani, Owens rivela che prenderà un aereo per andare ad arbitrare una gara di under 15. “L’ho promesso – dice sorridendo – non posso deluderli”. E poi ha aggiunto: “Per quei giocatori avrò lo stesso rispetto che ho per le Zebre e l’Ulster, perché il rispetto è il valore principale del rugby”.
Tornando alla questione errori e alle spiegazioni che, a differenza degli altri sport, l’arbitro di rugby dà ai giocatori, Owens dice: “Oggi l’arbitro fa parte del gioco, abbiamo un microfono perché tutti capiscano le nostre decisioni. So che in ogni partita commetterò degli errori così come i giocatori, ma devo essere in grado di dare spiegazioni sulle decisioni. Non credo però di doverlo fare dopo la partita”.
Quale atteggiamento l’arbitro dovrà assumere in una gara di rugby?
“La cosa più importante è avere rispetto per i giocatori e per il gioco. È facile applicare le regole e fischiare, il difficile è capire quando non farlo per lasciare sviluppare il gioco”.
Owens in campo è un vero protagonista, aggiungendo spettacolo allo spettacolo con le sue battute diventate aforismi.
“L’importante è arbitrare al meglio – dice il fischietto gallese -. Ognuno ha il suo stile, io sono così finito da bambino e non cambio certo quando sono in campo. Non c’è nulla di studiato prima, se mi viene una battuta è perché sono così”.
Sul futuro del rugby, tra doppio arbitro in campo è novità nel regolamento, Nigel Owens non ha dubbi: “Doppio arbitro soluzione inapplicabile: ognuno ha il suo metro di valutazione. Bisogna essere cauti anche nel cambiare le regole perché oggi il rugby è speciale proprio per le sue complesse regole ed è a un buonissimo livello rispetto a vent’anni fa”.
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Al termine dell’incontro con la stampa, la terza linea delle Zebre Paul Derbyshire ha donato a Nigel Owens il libro “H – Manuale emotivo di Rugby” scritto da Pierfrancesco Della Porta per La Colonna Onlus, presieduta da Giancarlo Volpato, che si occupa di lesioni spinali. Giancarlo, giovanissimo rugbista, nel 1993 in una gara ha subito la lesione delle vertebre e da allora dedica la sua vita ad aiutare tutti coloro che soffrono della sua stessa patologia. Lo fa attraverso La Colonna, fondata nel 2001 con sede nel Veneziano.

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