Sarà Fabio Fecci, sindaco di Noceto e vice presidente vicario di Anci Emilia Romagna con delega alla Protezione Civile, Sicurezza e Polizia locale, a guidare il Coordinamento regionale sulla sicurezza, insediato lo scorso 5 aprile su iniziativa della stessa associazione dei comuni. Fecci sarà supportato sul piano tecnico dal comandante del servizio di polizia locale del Comune di Castel Bolognese, Stefano Manzelli.
Alla riunione con i rappresentanti dei comuni, sono stati illustrati i risultati di un’indagine sui sistemi di videosorveglianza e controllo del territorio, a cui hanno risposto circa 200 Comuni sui 334 della regione (57%, inclusi 8 comuni capoluogo su 9). Dai dati raccolti, sono 153 (81%) i comuni dotati di sistemi di video-sorveglianza, dei quali 44 (23% con Ravenna in testa) con telecamere ad altissima risoluzione, mentre 61 (pari al 32%, con la provincia di Rimini in testa) hanno varchi di lettura targhe per la Ztl. Il servizio di video-sorveglianza risulta per la maggior quota gestito direttamente dai comuni, singolarmente (33%) o tramite Unione (49%). Tra le maggiori criticità figurano i costi di assistenza e manutenzione, seguiti dai problemi tecnici e di aggiornamento e dalle incompatibilità tra sistemi in uso da parte dei diversi comuni in Unione.
Al nuovo coordinamento ha aderito un consistente numero di amministratori comunali e tecnici dei servizi di polizia locale che, tenendo conto delle indicazioni emerse dall’ampio confronto, nelle prossime settimane metterà a punto uno specifico programma di lavoro con l’obiettivo di promuovere un’efficace integrazione tra istituzioni e forze di sicurezza per prevenire ogni forma di criminalità nei luoghi pubblici, in primo luogo attraverso l’integrazione dei sistemi di video-sorveglianza. Nel contempo Anci si è impegnata a promuovere un incontro con la Regione e il prefetto di Bologna, anche in considerazione del ruolo di coordinamento che la prefettura del capoluogo esercita sul territorio dell’Emilia Romagna.
“Il problema della sicurezza pubblica, che spesso viene strumentalizzato – sottolinea Fabio Fecci – non è né di destra né di sinistra ma deve essere risolto da chi ne ha la competenza: lo Stato. Occorre sburocratizzare certe procedure e attuare misure ineludibili, investire sui sistemi di identificazione e segnalazione per procedere nell’immediatezza all’arresto, abbreviare i tempi dei processi e delle eventuali espulsioni previste dal nostro ordinamento per chi viola le leggi. Pene certe per ogni tipo di reato da tradurre in misure detentive. Occorre, inoltre, svincolare da ogni tipo di tetto di finanza locale le spese a favore della sicurezza, chi ha risorse deve avere la possibilità di impiegarle senza che le norme lo impediscano. Via libera quindi – continua Fecci – agli investimenti sulla videosorveglianza in rete fra le varie istituzioni preposte mediante le tecnologie più innovative, per arrivare a sistemi identificativi e che consentano interventi immediati, sui sistemi di allarme, sulle colonnine e i dispositivi SOS, sui sistemi di rilevazione sull’alcol e droghe, sulla pubblica illuminazione e sugli strumenti tecnologicamente avanzati per una maggiore qualificazione ed efficacia del lavoro degli operatori”.
Ma secondo il sindaco di Noceto, sul fronte sicurezza occorre fare anche di più. “Oltre che in risorse strumentali occorre anche investire su quelle umane, con assunzioni del personale di polizia locale nei Comuni e per il personale dello Stato, ossia per tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine che non possono essere soggette alla troppo rigida disciplina vincolistica attualmente in vigore – ha aggiunto Fabio Fecci, che di Sicurezza si è occupato anche ai tempi in cui ha ricoperto il ruolo di assessore a Parma –. E se il sistema pubblico non può arrivare ovunque, è necessario potenziare anche funzioni e qualificazione professionale della vigilanza privata per una sua maggiore integrazione con le istituzioni e nelle politiche a favore della sicurezza urbana. È la sinergia ed il coordinamento fra le varie forze presenti che consentono di ottenere risultati, per dare vita a quel concetto di sicurezza partecipata che vede il coinvolgimento attivo anche dei cittadini, chiamati a segnalare attraverso il “controllo di vicinato” ogni situazione sospetta e ad attivare comportamenti corretti.Tutto questo se venisse concretizzato, permetterebbe al cittadino di tornare a guardare alle istituzioni con rinnovata fiducia, sentendosi da esse tutelato, percependo quella sensazione di sicurezza che migliora indubbiamente la qualità della vita”.