E’ diventata negli anni una finestra permanente che “Serata al Parco”, la rassegna di teatro contemporaneo del Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, organizza per promuovere la conoscenza di nuovi artisti del teatro italiano, per confrontarsi e discutere, grazie ai dibattiti dopo lo spettacolo condotti da Roberta Gandolfi, docente di storia del teatro contemporaneo dell’Università di Parma, con i giovani protagonisti sulle tendenze della nuova scena. Una finestra, quella di «O.n.t.», acronimo di «Osservazione Nuovi Talenti», che quest’anno ospiterà, l’8 aprile alle 21, «Gianni» di Caroline Baglioni (foto sotto) e «Mad in Europe» di Angela Demattè (foto sopra), con cui hanno vinto, rispettivamente, il Premio Scenario per Ustica e il Premio Scenario nel 2015 (biglietti 14/12 €, biglietto scontato della metà per chi vede solo uno dei due spettacoli).
Nel 2004 in una scatola di vecchi dischi Caroline Baglioni ha trovato tre cassette dove Gianni, uno zio affetto da sindrome maniaco-depressiva, ha inciso la sua voce, gridato i suoi desideri, cantato la sua gioia, espresso la sua tristezza. «Per dieci anni le ho ascoltate riflettendo su quale strano destino ci aveva uniti», racconta Caroline. «Un anno prima della mia nascita Gianni incideva parole che io, e solo io, avrei ascoltato solo venti anni dopo. E improvvisamente, ogni volta mi torna vicino, grande e grosso». Lo spettacolo, ispirato alla voce di Gianni Pampanini, nasce dalla trasformazione, come recita la motivazione della Giuria del premio Scenario per Ustica, «di un materiale biografico intimo e drammatico in un percorso personale di ricerca performativa: la traccia audio originale di un’esistenza spezzata ispira una partitura fisica, gestuale, coreografica in un efficace gioco tra due ambiti scenici che si rivelano anche esistenziali. Un lavoro sulla memoria individuale capace di creare uno spazio di comprensione ed empatia che scuote lo spettatore».
«Mad in Europe» di Angela Demattè parte da innumerevoli suggestioni. C’è una riflessione sulla “parola” e sul “linguaggio” e cosa esso comporta nelle nostre vite. C’è una seconda riflessione, che parte da una serie di incontri indetti dalla Commissione europea che sono nati nel tentativo di scrivere The mind and body of Europe: a new narrative. C’è una terza suggestione, che parte da una prozia di Demattè rimasta in manicomio per 80 anni della sua vita. Vi è una quarta, inaspettata, suggestione, che è una gravidanza a sorpresa. Ne risulta l’invenzione di un personaggio alla deriva e la ricerca di una lingua capace di raccontarlo. La frammentazione dell’interiorità di una donna, spiega la motivazione del Premio Scenario, «si fa metafora della crisi dell’utopia europea: la scissione fra maternità, religione e ruolo sociale si rifrange nel mescolamento delle lingue dando vita all’ossimoro di una koiné babelica».
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