Integrazione scolastica, sindacati e lavoratori protestano davanti al Tar: “No ad appalti...

Integrazione scolastica, sindacati e lavoratori protestano davanti al Tar: “No ad appalti con il massimo ribasso”

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1344705780_20160406_112043Le segreterie confederali regionali e territoriali di Cgil, Cisl e Uil, insieme ai rispettivi sindacati di categoria del pubblico impiego hanno protestato oggi con un presidio davanti alla sede del Tribunale Amministrativo di Parma, in piazza Santa Fiora, sul tema degli appalti e su quei meccanismi di aggiudicazione dei servizi, come il massimo ribasso, che non tutelerebbero i lavoratori. Tanto che le aggiudicazioni non terrebbero conto neppure dei minimi salariali previsti dal contratto nazionale di categoria.

La scelta della sede del Tar non è casuale. Lo scorso 15 marzo, infatti, i giudici amministrati hanno pronunciato la loro sentenza di merito sul ricorso presentato dalle Cooperative Aurora Domus, Proges e Dolce, affermando che “[…] un’offerta non può ritenersi anomala ed essere esclusa dalla gara, per il solo fatto che il costo del lavoro è stato calcolato secondo valori inferiori a quelli risultanti dalle tabelle ministeriali o dai contratti collettivi, occorrendo, perché possa dubitarsi della sua congruità, che la discordanza sia considerevole e palesemente ingiustificata”.

La questione è quella relativa all’appalto dei servizi di integrazione scolastica per ragazzi con handicap o difficoltà, da parte del Comune di Parma (leggi). Questa sentenza – secondo i sindacati – apre scenari devastanti, legittimandoli da un punto di vista giuridico: se l’unica logica a cui soggiaciono le gare d’appalto resta quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa epurata dai vincoli retributivi definiti dalla tabelle ministeriali del costo del lavoro e dalle regole dei Contratti Collettivi, cioè una sorta di massimo ribasso “mascherato”, quello che si determina è una concorrenza sleale di cui, a far le spese, saranno i lavoratori e i fruitori dei servizi.

Il lavoro in appalto più di altri subisce la tensioni della competitività e in molti, troppi casi, su di esso si scaricano in modo più accentuato le spinte all’abbattimento dei costi, che vanno in larga misura a danno della condizione dei lavoratori: assistiamo spesso a fenomeni di fuga verso contratti collettivi meno favorevoli, a prassi di inadempimento degli obblighi contrattuali, previdenziali, fiscali e di sicurezza in materia di lavoro.

In appalti di servizi ad alta intensità di manodopera – dove il costo del lavoro rappresenta il capitolo di spesa maggiore – com’è possibile affermare, si chiedono i rappresentanti sindacali, che non sia un elemento dirimente. Se questa logica dovesse prevalere e se le stazioni appaltanti dovessero considerare le tabelle del costo del lavoro e i Contratti Collettivi come semplici parametri di congruità dell’offerta – continuano Cgil; Cisl e Uil – l’aggiudicazione di un appalto deriverebbe, in larga misura, dai risparmi operati sulla pelle dei lavoratori: la compressione dei costi si riverbererebbe sul costo del lavoro, col pericolo di incrementare il lavoro precario, l’evasione contributiva, il lavoro non regolare.

Le organizzazione sindacali già da tempo, proprio per evitare che un welfare povero finisca col pesare sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori, hanno sottoscritto protocolli con gli enti per contrastare il lavoro irregolare, definendo regole proprio sul tema degli appalti. Ma evidentemente non basta e il Tar, in questo caso, ha dato ragione al Comune di Parma è torto ad Aurora Domus, Proges e Dolce.

“È consuetudine che il Tar ribadisca l’esito di una gara, a meno di evidenze clamorose – dichiarano intanto in una nota i vertici di Aurora Domus, Proges e Dolce, le cooperative componenti dell’Ati che aveva fatto ricorso –. Ce lo aspettavamo. Ma il punto non è la gara in sé. Noi abbiamo voluto fare ugualmente ricorso per affermare il punto politico e culturale che non deve assolutamente passare inosservato. La qualità dei servizi di cui si parla tanto e che purtroppo è sulle prime pagine di tutti i giornali per episodi gravissimi, non cade dal cielo, ma è il frutto di una sensibilità diffusa, di una cultura comune che deve partire dalla committenza pubblica per arrivare fino ai gestori, pubblici o privati che siano. I meccanismi di gara, le formule, i criteri di valutazione che vengono adottati devono scoraggiare chi mette a repentaglio la qualità e premiare chi la tutela e la fa crescere. E questa vicenda per noi è emblematica di una pericolosa sottovalutazione di questi aspetti. Plaudiamo dunque all’iniziativa dei sindacati. Insieme a loro continueremo a tenere alta la guardia su quest’aspetti irrinunciabili del nostro lavoro”.

Le organizzazioni sindacali, intanto, annunciano che che continueranno a battersi perché gli impegni sottoscritti non restino lettera morta e il lavoro non venga considerato alla stregua di una merce e perché non vengano vanificati i principi di etica, responsabilità e trasparenza a cui l’Ente Pubblico deve rispondere.

 

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