Mancano quattro gare alla fine del Guinness Pro12, ma la strada non è in discesa per le Zebre Rugby. Le ultime sconfitte nella verde Irlanda hanno lasciato il segno nel XV del Nord Ovest, comunque protagonista di una prima parte di stagione a un buon livello, con prestazioni a tratti esaltanti e risultati importanti. I bianconeri dopo aver sfiorato la qualificazione alla seconda fase della Challenge Cup, possono concludere la stagione centrando una storica qualificazione alla prossima Champions Cup. Dalla loro anche la gara in più rispetto alle altre, che dovranno recuperare il prossimo 8 aprile al Lanfranchi con Glasgow. Ma c’è da recuperare prima di tutto la mentalità di qualche mese fa, quella che coach Gianluca Guidi con il suo staff ha saputo infondere nei singoli e nel gruppo prima che l’orchestra iniziasse a stonare e a disunirsi. Infermeria affollatissima e impegni della Nazionale, però, da soli non spiegano tutto.
A Moletolo – al termine dell’allenamento in cui sono state provate azioni veloci alla mano e touche in vista della gara di venerdì sera a Edimburgo – ne abbiamo parlato con l’head coach delle Zebre Rugby, Gianluca Guidi, un tecnico cordiale e schietto come solo un toscano sa essere, positivo e dalle idee sempre chiare, che non cerca mai alibi, né di nascondersi dietro a un dito. Il suo lavoro a Parma si è visto ed ha acceso subito l’entusiasmo. Ma poi la luce si è spenta.
Coach Guidi, partiamo da Limerick: con Munster oltre ai soliti errori, si sono visti un certo nervosismo e diversi passi indietro sul piano della disciplina. Cosa sta succedendo alle Zebre?
«Stiamo vivendo un momento un po’ duro, la carenza di risultati purtroppo provoca questo. Io voglio vedere il bicchiere mezzo pieno, ci sono segnali positivi, i ragazzi ci tengono ma chiaramente sono brutte prestazioni e dobbiamo capire il perché. Lo staff tecnico ci sta lavorando tanto, dobbiamo trovare prima possibile la confidenza di gennaio e dobbiamo far sì che questo momento brutto ci possa servire per il futuro. Però dobbiamo tornare a essere le Zebre di un po’ di tempo fa».
Questioni societarie e sirene di mercato, oltre a infortuni e impegni dei nazionali, stanno avendo qualche contraccolpo sulla squadra?
«Per quanto riguarda la società, sono questioni che riguardano le nomine, il board, non sono difficoltà economiche o di altro genere, la squadra vive bene da tutti i punti di vista. Quello che dobbiamo avere lo abbiamo, quindi dobbiamo pensare soltanto a giocare. Le questioni di mercato fanno un po’ parte del gioco. Secondo me avere un’attitudine giusta rispetto alle sirene di mercato, rispondendo sul campo sempre meglio, vuol dire che queste sirene continuano ad esserci. Quindi non penso ci sia stato un rilassamento o un gestirsi per altre cose, penso che abbiamo un momento duro come ne abbiamo avuti di esaltazione: abbiamo fatto delle prestazioni veramente molto molto sottotono, dobbiamo capire il perché, ci stiamo lavorando e secondo noi abbiamo anche capito e dobbiamo cercare il prima possibile di rimetterci in carreggiata. Abbiamo la possibilità di fare ancora bene e di chiudere al meglio la stagione, imprimendo a questo campionato un marchio positivo per quello che abbiamo fatto».
Le Zebre però da un po’ di tempo stanno faticando molto nel vedere la linea di meta avversaria. Cosa è cambiato rispetto alle prestazioni offerte in particolare fra ottobre e gennaio?
«E’ vero, siamo diventati un po’ prevedibili. Chiaramente l’effetto sorpresa lo puoi giocare fino a un certo punto. Abbiamo provato a cambiare qualcosa, ma al contempo sono cresciute molto le squadre avversarie che abbiamo affrontato e che erano le prime della classe. Questo non deve essere un alibi, dobbiamo rimanere concentrati, credere nelle nostre cose, adattarle un po’ di più all’avversario e tornare ad essere la squadra che era un po’ la mina vagante».
Soprattutto con l’assenza di Canna però sono mancati anche quei calcetti utili a guadagnare metri.
«E’ una chiave di lettura molto interessante, perché noi alternando le forme di gioco mano-piede riuscivamo veramente a mettere in difficoltà tutti. In questo momento magari siamo andati su una scelta un po’ conservativa, dobbiamo tornare ad alternare e a variare il gioco perché questa era stata una chiave di lettura efficace per scardinare le difese avversarie. Dobbiamo tornare a lavorarci, ci sono giocatori che hanno un po’ di più nel loro spartito l’alternanza del gioco – Carlo Canna ed Edoardo Padovani – Kelly Haimona è un giocatore magari più fisico, però deve anche lui capire che può alternare. Perché quando lui alterna il gioco, con la grande fisicità che ha, apre dei varchi anche a se stesso e li può sfruttare».
Tra l’altro il gioco conservativo che state facendo, alla mano, spesso vi porta a logoranti guerre di trincea con avversari anche fisicamente più dotati che, prima o poi, il varco lo trovano per far male alle Zebre.
«Questa è un po’ l’esigenza a livello internazionale e rimette un po’ l’accento su una cosa molto importante nel reclutamento che le Zebre devono fare: non possiamo permetterci di sbagliare nemmeno un giocatore. Trovare giocatori che hanno il profilo per poter rivaleggiare a questo livello è veramente difficile. Dobbiamo essere bravi a trovarli e a svilupparli, perché il lavoro di trincea, dell’uno contro uno, sta diventando sempre più dominante nel rugby moderno».
Le Zebre stanno anche subendo moltissime mete, parecchie con il calcetto che all’estero usano tanto per tagliare fuori la difesa e guadagnare metri, ma anche troppe attraverso buchi che improvvisamente si aprono nella linea difensiva. Perché sta succedendo così spesso?
«Questo, secondo me, perché noi in questo momento stiamo perdendo tantissimo l’impatto uno contro uno. Avendo giocatori che non avevano tanto minutaggio, abbiamo perso un po’ di confidenza. La squadra proprio nel modo di rapportarsi col gioco ha molto meno confidenza rispetto a prima. Questo purtroppo è innegabile ed è in parte dovuto alle pesanti sconfitte che ha subito. Questa è la scommessa del momento: cercare attraverso le nostre certezze, quelle che ci hanno portato a essere una squadra che stava alla pari con tutti, di tornare a essere quella squadra lì. E’ dura perché gli infortuni, perché le partite in sequenza sono molto dure con squadre forti… ma dobbiamo tornare, anche perché se lo facciamo alla fine di questa stagione è tutto valore aggiunto che ci porteremo nella prossima».
Coach Guidi, primo banco di prova sarà Edimburgo venerdì 1 aprile alle 20. Per questa gara rientreranno Lovotti, Bortolami e Garcia a riposo nell’ultima partita? Ci sono notizie positive dall’infermeria?
«Rientrano Lovotti e Bortolami, Garcia ha bisogno ancora di un po’ di giorni di recupero per il ginocchio. Dopo il 6 Nazioni ha avuto un problema abbastanza serio a questo ginocchio. Ci aspettiamo però che gente come Ruzza e Boni continuino a crescere, anche perché in questo momento duro qualche giocatore si è comunque contraddistinto e questo fa piacere. Abbiamo tanti infortunati che purtroppo non potranno più essere presenti in questo campionato, adesso tocca agli altri giocatori e devono far bene. Ci aspettiamo questo».
Carlo Canna?
«Canna verrà in panchina, penso farà una mezz’ora che gli serve molto come minutaggio per poi partire, se tutto va bene, da titolare con Glasgow».
Edimburgo il 24 ottobre al Lanfranchi è caduto per 19 a 11, oggi però ha espugnato Newport e cerca disperatamente punti play off. Che gara sarà quella di venerdì?
«Edimburgo è una squadra veramente tosta perché gioca molto bene davanti, poi sono previsti vento e pioggia, un tempo tipico scozzese. Voglio cercare di rimanere ottimista e capire che queste partite dure, come abbiamo fatto con Connacht e con lo stesso Leinster, ci fanno bene per crescere. Dobbiamo anche verificare certi giocatori in un’ottica futura. Questo momento brutto chiaramente era meglio non ci fosse, ma c’è stato e servirà a farci capire su che tipo e su quali giocatori poter fare affidamento».
Coach Guidi, le Zebre adesso hanno tre partite in casa (il recupero con Glasgow, Ulster e Dragons) e due fuori (il ritorno con Glasgow e, appunto, Edimburgo). Cosa prevede, realisticamente, il suo ruolino di marcia?
«Prima di parlare di vittorie e sconfitte, noi dobbiamo tornare ad essere le Zebre. Quando siamo stati le Zebre abbiamo fatto bene con tutti, abbiamo fatto sempre delle prestazioni che ci permettevano di dire di aver messo un mattone in più per la costruzione di questa squadra. Io mi auguro di poter far questo, perché quando lo abbiamo fatto abbiamo ottenuto delle belle vittorie e abbiamo fatto delle belle partite. Prima la prestazione, perché solo dopo la prestazione possono venire cose interessanti».
Benetton Treviso ha un finale di stagione decisamente più complicato rispetto alle Zebre, dovendo affrontare le prime della classe come Connacht, Ospreys e Leinster, oltre al Glasgow. Ritiene che i 3 punti di vantaggio possano essere sufficienti alle Zebre per conquistare la storica qualificazione alla Champions?
«Si, Treviso ha un percorso difficile. Ma torno a dire che noi stiamo attraversando veramente un periodo nero. Siamo molto concentrati su di noi nel tentativo di tornare a essere noi: quello che c’è davanti e quello che c’è dietro in un’ottica futura ci interessa fino a un certo punto. L’importante è che le Zebre tornino a essere quelle di fine gennaio, quelle delle quattro vittorie consecutive. Quando c’è questo i tre punti potrebbero bastare. Però, lo abbiamo visto noi, affrontare in questo momento le teste di serie è dura perché c’è una guerra all’ultimo sangue, sportiva ovviamente, per l’accesso ai play off, che vogliono dire tante cose, approdo alla champion, sponsor… Tutte le partite sono dure e nessuno regala niente a questo punto del campionato».
Chiudiamo con il mercato: Leonardo Sarto va al Glasgow; Carlo Canna comincia a sentire sirene inglesi (in premiership è molto interessato il Sale Sharks) e questo, magari, le farà piacere visto che è una sua creatura. Ma la perdita di giocatori così importanti che impatto avrà sul suo progetto triennale alle Zebre? Ha già individuato altri giovani da inserire al posto di chi è in partenza?
«Questo interessamento di squadre straniere testimonia la bontà del progetto Zebre. Chiaramente questi sono ragazzi che hanno fatto bene. Mi fa piacere per Carlo Canna – che non è una mia creatura ma una creatura di se stesso e del movimento che lo ha generato, del Benevento, delle Fiamme Oro – ho avuto la possibilità di lavorarci insieme e devo dire che il ragazzo sta rispondendo bene. Leonardo Sarto andrà fuori, io credo sia importante che i ragazzi facciano esperienza all’estero. Le franchigie dovrebbero nascere per non permettere questo, però, io voglio essere positivo, ciò vuol dire anche che c’è spazio per un altro giovane italiano. Per esempio, arriverà, non è un segreto, Gabriele Di Giulio che magari potrebbe essere il nuovo Sarto, un giocatore molto interessante, un classe 1994 che gioca all’ala. Quindi Leo va a fare un’esperienza importante, ma al contempo apre il posto a qualche giocatore italiano che, magari, ha fatto bene in Under 20 o in Eccellenza e merita di giocarsi una chance nella lega celtica».
Ettore Iacono