La pandemia, se si parla di gioco d’azzardo, ha portato principalmente due effetti e due conseguenze. Il primo è la crescita esponenziale dell’online, favorita dalle chiusure, dalle restrizioni, dalle limitazioni, ma anche dalle innovazioni tecnologiche. Il pensiero va in primis alle tante applicazioni, tra cui quella Gioco sicuro, creata direttamente dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Ma le riflessioni da fare non possono non essere tante.
Sicurezza e responsabilità. Sembrano essere queste le parole d’ordine che ispirano questo momento complicato e difficile, dominato dall’emergenza sanitaria creata dal Covid-19. E davvero tutto ciò sembra collegarsi e connettersi a doppio filo a quanto emerso dal rapporto Lottomatica-Censis, che qualche settimana fa è stato discusso e presentato persino nell’aula del Senato. Infatti, come rivelato e riportato da Gaming Insider, i dati raccolti evidenziano come nel periodo pandemico, più precisamente nell’ultimo anno, quasi la metà degli italiani, ossia il 37,8%, ha giocato a uno o più giochi legali. A spiccare sono stati lotto, lotteria, superenalotto, scommesse sportive, ippiche, Bingo, giochi online, slot machine. Quindi ce n’è davvero per tutti i gusti.
Insomma, in altre parole, o meglio, parlando di numeri, ben 19 milioni di italiani hanno scelto il gioco legale durante la pandemia da Covid-19. Arriva dunque la dimostrazione che il gioco è un’attività che può essere praticata e fatta in maniera responsabile e sicura, senza rinunciare al divertimento e a coltivare quello che, nella maggior parte dei casi, è un vero e proprio hobby.
Gioco legale, il grande ruolo dello Stato
Ma che compito ha o comunque dovrebbe avere lo Stato in tutto questo? L’opinione degli italiani è che debba essere proprio lo Stato a gestire e a organizzare tutto il settore del gioco legale. A pensarlo è più dell’80% di chi è stato chiamato a dire la sua. Il compito deve essere anche quello di sensibilizzare, informare e fare chiarezza anche su quelli che sono i rischi della dipendenza e della ludopatia. Il contrasto a quest’ultima e all’illegalità devono, sempre stando all’opinione degli intervistati, stare alla base di tutto. Questo, stando al pensiero del 59,8%, dovrebbe però passare anche da alcune limitazioni e restrizioni al settore del legale. Va detto però che solo il 28,9% pensa invece che un ipotetico e possibile divieto di giocare porti a una riduzione dei giocatori illegali.
A fare il punto della situazione è stato il presidente Censis Giuseppe De Rita. Queste le sue parole: “Il gioco è un fenomeno sociale e come tale va trattato. Oggi scattano nella società 3 elementi. Il primo è che il gioco esiste, ma in secondo luogo va considerato il rapporto tra il gioco a distanza e l’elemento di irrazionalità, che spesso c’è e che finisce per scatenare la ludopatia. Il terzo elemento è forse quello più fondamentale: il rapporto tra gioco illegale e quello legale. Il compito dello Stato in questo caso è quello di intervenire, sfruttando e utilizzando la rete dei concessionari, senza limitarli. In poche parole, il sistema legale deve esser reso trasparente, presente e qualificato sul territorio”.