Il rischio per l’Emilia-Romagna di restare in zona rossa ancora per tre settimane è sempre più concreto. Perché se è vero che cala l’indice Rt (da 1,35/1,39 a sotto lo 0,90 ieri), l’incidenza dei casi ogni 100 mila abitanti resta ancora oltre i 250 casi (che decretano la zona rossa) e restano ancora alte le percentuali di occupazione degli ospedali.
Per il territorio emiliano-romagnolo sarà impossibile potersi riaffacciare all’arancione prima del 13 aprile, forse si andrà addirittura alla settimana successiva, secondo alcune proiezioni e considerato che per passare alla zona arancione bisogna averne i parametri per due settimane.
Giovedì l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo, nella sua mappa del rischio aggiornata, ha addirittura inserito l’Emilia-Romagna tra le Regioni in «rosso scuro», quelle dove l’incidenza dei casi, negli ultimi 14 giorni analizzati, è superiore ai 500 casi ogni 100 mila abitanti.
L’incidenza dei contagi – L’incidenza in realtà non è più così alta in Emilia-Romagna, come riferito dallo stesso presidente Stefano Bonaccini che ha parlato di un’incidenza di casi, a giovedì, «poco sotto i 300» per 100 mila abitanti. Ma ci sono zone in cui la situazione resta di massima allerta, come Bologna. «Siamo ancora in una situazione di contagio importante — ha confermato il direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Bologna, Paolo Pandolfi — Questa settimana a Bologna abbiamo una media di 376 casi al giorno, ancora troppi. Spero, visto che due settimane fa eravamo a 600 casi ogni 100 mila e dopo una settimana siamo passati a 430, che ci sia una caduta di altri 170 casi ogni 100 mila. Se questo è, forse avremo dati per la prossima settimana sotto i 250 e una situazione in miglior controllo. Spero nel meteo e nei vaccini».
I numeri – Giovedì sono stati 1.809 i nuovi positivi, il 5,8% sul totale dei tamponi eseguiti. E ci sono stati altri 67 decessi, 29 dei quali solo a Bologna: si sta arrivando ormai alla soglia delle 12 mila vittime da inizio pandemia. Ci sono segnali di miglioramento negli ospedali (meno 9 in terapia intensiva e meno 90 nei reparti Covid), ma in realtà è proprio il dato degli ospedali a preoccupare viale Aldo Moro. Le terapie intensive sono ancora oltre il 50% (quando il limite è del 30%) e i reparti Covid sono al 53% (la soglia-limite è del 40%). «Il picco è superato, ma bisogna essere ancora molto prudenti», ha detto Bonaccini.