Due uomini – Francesco Carlomagno, di 49 anni, e Carlo Fattorini, di 53 – sono stati fermati dai Carabinieri, a Scanzano Jonico (Matera) e a Lesignano De Bagni (Parma), dai Carabinieri, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Potenza con le accuse di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori.
L’uomo arrestato a Lesignano non era residente in paese ma solo di passaggio.
Il fermo dei due uomini è avvenuto nei giorni scorsi: l’udienza di convalida è già avvenuta e i gip di Matera e Parma hanno emesso a loro carico ordinanze di custodia cautelare in carcere.
In particolare, Carlomagno operava «in stretto contatto» con il clan Schettino-Porcelli, avendone in cambio «rilevantissimi vantaggi sul piano imprenditoriale”: in pratica, il clan, col suo «metodo mafioso» e la «strategia delle intimidazioni», garantiva a Carlomagno e alle sue imprese di «sbaragliare la concorrenza».
Fattorini, invece, «partecipava all’organizzazione nel ruolo di prestanome e gestore di attività commerciali». Le indagini sono cominciate dopo che nel cantiere di una ditta, il 20 gennaio 2018, fu trovato «un altarino funerario», composto da un lumino e due vasi di rame con fiori «sul cui valore simbolico di messaggio intimidatorio vi è poco da aggiungere», ha precisato il Procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio. In sostanza, l’imprenditore fu così costretto ad affidare a una ditta riconducibile a Carlomagno alcuni lavori edilizi.
Durante l’operazione, sono stati eseguiti anche sequestri di beni mobili, immobili, aziende e rapporti bancari relativi a cinque società riconducibili a Carlomagno e a Gerardo Schettino (il capo del clan), in grado di produrre «un volume d’affari stimato in circa sei milioni di euro nel 2019». E’ stato anche sequestrato un parco acquatico che si trova nella zona del lido di Scanzano Jonico, di proprietà di una società di Carlomagno.