E’ stata chiesa, magazzino, carcere, ma tornerà ad essere un sacro tempio, gioiello gotico del patrimonio artistico e culturale di Parma. Serviranno circa 6,5 milioni e tanto lavoro, ma nel 2020 – anno in cui Parma sarà Capitale italiana della cultura – l’antica chiesa di San Francesco del Prato, nel cuore di Parma, tornerà al suo antico splendore fatto di austerità e semplicità.
Il progetto è stato presentato dal vescovo Enrico Solmi, dal sindaco Federico Pizzarotti, dall’imprenditore del farmaco Alberto Chiesi, dall’assessore alla Cultura Michele Guerra, e dal responsabile della delegazione Fai di Parma Giovanni Fracasso, che hanno così dato simbolicamente l’avvio ai lavori.
“Oggi testimoniamo un percorso che ci ha visti protagonisti con la città – ha detto monsignor Enrico Solmi -. San Francesco è stata costruita mattone su mattone dai cittadini e anche questa volta sarà riaperta con la città. C’è grande attesa, ci aspetta una lunga e grandiosa impresa. Recuperare San Francesco come luogo di culto aperto al territorio per accogliere anche iniziative culturali proprio per la sua valenza artistica culturale. A luglio si riunirà il Comitato formato da tutti coloro che hanno creduto in questo progetto e andremo avanti“.
Il sindaco Federico Piazzarotti ha sottolineato quanto recuperare questo luogo storico sia uno degli obiettivi sfidanti che la città ha accolto: “Faremo parte del Comitato cittadino e faremo il possibile per restituirlo alla città in tutte le sue funzionalità“.
“San Francesco del Prato – ha commentato l’assessore Michele Guerra – è patrimonio della città, e riaverla nel suo splendore nel 2020 sarà una vera celebrazione del lavoro fatto insieme, una ulteriore conferma del valore che la collaborazione tra pubblico e privato porta in sé. Solo Uniti si realizzano le grandi imprese. Parma Capitale della Cultura deve smuovere il processo di trasformazione della città e anche San Francesco ne è un esempio“.
Alberto Chiesi ha confermato l’impegno all’interno del Comitato cittadino di cui aveva fatto parte anche nel 1996 quando si era riunito una prima volta con lo stesso intento: “Sono 800 anni che questa chiesa è nel cuore della città, ha resistito a tutto e deve ritornare al suo splendore. E’ puro amore per la città. I tempi di esecuzione sono stati pianificati e definiti e prevediamo di riuscirci per il 2020; la stima dei costi, per ora ipotizzati in base ai preziari regionali, ammantano a circa 6,5 milioni di euro. Il reperimento dei fondi per affrontare la spesa si affida alla generosità delle istituzioni, delle aziende, ma anche dei tanti cittadini“.
Giovanni Fracasso ha ricordato quanto forte sia il legame di Parma con San Francesco, attestato dalle 13.500 presenze per le giornate FAI che hanno visto l’antica chiesa aprirsi alla città: “E’ un luogo che lascia un messaggio potente in chi lo visita. E’ un bene amato da tutti e anche da persone non della città, sono quindi fiducioso che parteciperanno in molti alla raccolta fondi“.
San Francesco del Prato è stata deturpata in epoca napoleonica, sconsacrata e destinata ad uso carcerario. Da allora, la Diocesi di Parma è tornata in possesso della struttura soltanto nella primavera di quest’anno. Il recupero di questo monumento all’uso liturgico, si arricchisce di una evidente valenza artistico-culturale. La presenza della comunità francescana cui sarà affidata garantirà nella fedeltà al suo carisma attività sociali e caritative, come pure l’assistenza pastorale della vicina Università, che potrà usufruire, insieme alla cittadinanza, degli spazi recuperati.
I tecnici scelti per la redazione dei progetti sono rispettivamente l’architetto Giorgio Della Longa di Roma (che con il professor Paolo Marconi aveva già preparato un preliminare nel 2002 approvato dalla Soprintendenza), e l’ingegner Giovanni Cangi.
È già iniziata una prima fase con le indagini necessarie alla valutazione strutturale, materica e del degrado dell’immobile, sondaggi geologici, affidamento ai due gruppi sopra ricordati della progettazione e si concluderà con la posa di un pavimento non definitivo, che comunque offra una base d’appoggio sicura e omogenea per installare il cantiere.
Una seconda fase riguarderà l’intervento di miglioramento sismico su tutta la Chiesa e la parte di convento affidata alla Diocesi, la terza fase riguarderà il recupero e il restauro della Chiesa e dell’ex convento per renderli pienamente agibili e utilizzabili. La stima dei costi per ora ipotizzati in base ai preziari regionali ammonta a circa 6,5 milioni di euro.
Alle tre fasi sopra descritte nelle previsioni potrà seguire una quarta fase per rendere funzionale anche il piano terra dell’ex carcere e il restauro degli affreschi, attualmente nascosti da una spessa coltre di intonaco sovrapposta negli anni di presenza del carcere. È previsto che la facies finale dell’interno soprattutto lascerà tracce visibili dell’uso carcerario a ricordo di questo luogo di sofferenza, ma anche tacita memoria di chi vi ha portato speranza e carità cristiana, come Padre Lino e madre Anna Maria Adorni.