Da dieci giorni, come ogni anno, le nostre scuole vengono violentate. Sfondano porte o finestre, sfidano allarmi e IVRI, qualche volta anche le telecamere, sventrano le macchinette del caffè e delle merende, rubano computer, tablet, vandalizzano arredi, svuotano gli idranti sulle lavagne interattive. Solo nell’ultima settimana è successo al Melloni, all’ITIS, al Giordani, al Bocchialini, al Rondani, al Bodoni, all’Albertina Sanvitale, all’Istituto comprensivo Micheli, a Fontanellato.
E’ una vera e propria guerra, una guerra contro la Scuola (non l’edificio), contro la comunità, contro lo stare insieme. Ed è una guerra nichilista, assurda, disperata, perché le macchinette sono vuote, e i tablet e i computer usati valgono poche dosi e la devastazione non riempie il vuoto di chi la compie.
Noi – alunni, insegnanti, impiegati, collaboratori, presidi, genitori, nonni – ci sentiamo violentati e pretendiamo di essere protetti, con tutti i mezzi necessari, senza esitazioni, senza ritardi, senza che qualcuno dica che doveva farlo un altro. Subito e non fra un mese. A costo di mettere vigilanti ogni notte, di “mandare l’esercito”, come usa dire.
Quei computer, quei tablet, quelle LIM sono persone, siamo noi. E un’altra scuola violentata è una ferita che non possiamo più permetterci.
Pier Paolo Eramo