Sulla questione dei richiedenti asilo che potrebbero essere impiegati a garantire la sicurezza dei bambini davanti alle scuole ho volutamente aspettato qualche giorno ad intervenire, lasciando che altri mettessero in piedi il solito giochino di accuse e controaccuse che sempre in questi casi fa bella mostra di sé sulle colonne dei giornali.
Per quanto mi riguarda mi sono a lungo interrogato, da padre di tre figli, su quali siano i miei sentimenti rispetto a questa iniziativa, arrivando ad alcune conclusioni che vorrei condividere con chi legge.
In primo luogo sono senz’altro felice che l’attività di presidio davanti alle nostre scuole possa essere migliorata e potenziata, d’altro canto però non sono insensibile ad alcune questioni sollevate dai colleghi consiglieri della Lega, in particolare quando chiedono di accertarsi se parlino o meno l’italiano, quale formazione specifica abbiano, se siano stati verificati eventuali precedenti penali, insomma se ci siano tutte le condizioni amministrative perché i giovani immigrati possano svolgere il servizio.
Per essere chiari: a me non interessa se un ragazzo di colore fa passare i miei figli sulle strisce pedonali. Non mi interessa neanche sapere da dove venga, quale sia la sua storia personale o quale il suo credo religioso. Pretendo però che il Comune non metta in quella posizione una persona di cui non ha la certezza delle generalità, uno che se deve dire ai miei figli “Fermi, aspettate un attimo” non abbia problemi ad esprimersi in italiano comprensibile. Tutto qui.
Purtroppo il dibattito in questi casi è fermo da anni su posizioni oltranziste che non sono di utilità per nessuno di noi. Non serve a nulla inneggiare alla scuola multietnica, così come appare francamente fuori luogo accusare Pizzarotti di fare campagna elettorale per le regionali “sulla pelle dei nostri ragazzi”.
Nessuno deve rischiare la pelle e tutti, credo, siamo d’accordo che chi è ospite del nostro paese perché rifugiato deve essere messo nelle condizioni di dare una mano, senza per questo scatenare chissà quali reazioni. Il punto è garantire che un servizio sia espletato nel modo migliore possibile senza che buonismi di maniera ci impediscano di guardare alla concretezza delle cose: queste persone sono qualificate o possono essere messe nelle condizioni di essere qualificate per affiancare i nonni vigile? E questo servizio servirà a queste persone ad integrarsi meglio?
Se la risposta è sì la questione per me semplicemente non esiste. Dal canto mio mi riserverò di accertare che l’iniziativa abbia una sua continuità e non sia semplicemente una boutade pre-estiva a favore di telecamere.
Fabrizio Pezzuto
Parma Unita Centristi