“Il “reddito garantito” – in discussione oggi in Consiglio comunale – è sostanzialmente un’operazione di restyling, in cui il Comune dà un nome diverso a contributi che da sempre vengono erogati alle famiglie in difficoltà, senza peraltro aumentare globalmente i fondi disponibili.
Si tratta praticamente di una copia del Reddito di Inclusione del Governo Gentiloni (REI): se sei residente a Parma e la tua famiglia ha un ISEE minore di 6.000 euro, puoi avere per un anno una carta acquisti con una ricarica mensile tra i 187 euro (single) e i 534 euro (5 o più componenti per famiglia).
Come detto, la misura era già presente nelle politiche sociali del Comune di Parma e si chiamava “minimo garantito”: mentre prima si rivolgeva solo a persone con più di 65 anni di età (865.000 euro nel 2917 per 314 persone), ora viene estesa a tutte le persone adulte in difficoltà, secondo le modalità sopra descritte per il REI (quante non è dato sapere, neanche una stima).
Cosa cambia quindi rispetto all’anno scorso? Nulla, perché lo stanziamento complessivo dei contributi economici è invariato (circa 2,2 milioni di euro) e se viene erogato più “reddito garantito”, verranno pagate meno bollette o meno contributi per altre voci. L’unico vero beneficio arriverà dallo Stato, perché ovviamente il Comune di Parma non dovrà erogare contributi alle famiglie che già ricevono il REI.
Quello che potrebbe invece peggiorare è la parte organizzativa, concreta, quella di cui nelle conferenze stampa e nei post non si parla mai. Mentre fino all’anno scorso la maggior parte dei contributi erano erogati a domanda sulla base di una condizione economica documentata, a partire da quest’anno tutto diventa “progetto”, ossia il diritto al contributo scatta nel momento in cui il servizio sociale costruisce una progettualità di vita e di lavoro con l’utente: idea giusta se non fosse che già oggi i Servizi crollano sotto il peso dei bisogni crescenti e non riescono a seguire adeguatamente i troppi casi che hanno in carico. A fronte di un prevedibile aumento delle domande (reddito “garantito” è una promessa forte!), la conseguenza potrebbe essere un aumento della complessità di gestione, dei ritardi e dello stress del sistema e delle persone che ci lavorano, senza concreti miglioramenti nella risposta ai bisogni.
I bisogni appunto, questi sconosciuti. Abbiamo chiesto in Consiglio comunale quante famiglie di Parma hanno i requisiti per accedere ai contributi sociali: ci è stato risposto con i dati dei contributi erogati l’anno scorso (3370 famiglie). Ne tiriamo due conclusioni: la prima è che il Comune non ha un’idea precisa della reale situazione del bisogno dei suoi cittadini. Nonostante il numero dei poli territoriali e delle persone che lavorano nei servizi, non esiste un sistema informativo organizzato di raccolta dei dati che ci dica in modo oggettivo cosa sta succedendo a Parma, al di là delle stime nazionali, dei dati ISTAT o del rapporto della Caritas diocesana (che fa quel che dovrebbe invece fare il Comune). La seconda è che le famiglie bisognose per vari motivi non si rivolgono alle istituzioni o non riescono ad arrivarci, perché le stime sulla povertà relativa e assoluta ci danno dei numeri ben più alti di questi.
In una città in cui i poveri sono sempre più poveri (rapporto Caritas 2017), in cui mancanza di casa e di lavoro sono le vere emergenze (466 persone per strada sempre secondo la Caritas), in cui le famiglie con figli appaiono le più fragili e penalizzate, occorre un grande sforzo di concertazione e collaborazione a tutti i livelli più che promesse intenibili sulla garanzia del reddito”.
Pier Paolo Eramo per Parma Protagonista
Fabrizio Pezzuto per Parma Unita Centristi