Villa Matilde di Neviano, indagati anche il direttore e 4 operatrici. Le...

Villa Matilde di Neviano, indagati anche il direttore e 4 operatrici. Le scuse di Kcs: ci costiuiremo parte civile

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Villa Matilde NevianoL’operazione Cerbero portata a termine dai carabinieri su ordine del gip Paola Artusi, che ha firmato le ordinanze d’arresto su richiesta del pm Lucia Russo, riserva ulteriori particolari inquietanti. Tra gli indagati, infatti, è finito lo stesso direttore della struttura di Neviano degli Arduini. Il dirigente pare non si fosse accorto di nulla, ma a lui la tirocinante – sconvolta per aver visto un anziano in gionocchio, costretto a mangiare la pasta che gli era caduta per terra – si era rivolta per segnalare l’accaduto. Dovrà rispondere di omessa denuncia, anche se il dirigente avrebbe detto alla giovane di andare pure dai carabinieri.

A differenza di quanto fatto, invece, ad una delle operatrici indagate, C.M., quella che avrebbe costretto l’anziano a mangiare la pasta finita sul pavimento, che per scoraggiare la tirocinante dal segnalare quanto accaduto, l’avrebbe minacciata di danneggiarle l’auto, oltre che di farle del male fisico. Ed è ora indagata anche per violenza privata e minacce in danno della ragazza.

Decine, invece, gli episodi di violenza e di denigrazione contestati ai sette operatori finiti in manette – Hafida El Fathaoui, 36 anni, marocchina residente a Neviano; Silvia Guazzetti, 46, di Ramiseto; Annamaria Selva, 48, campana residente a Canossa; Angelo Lamacchia, 28, siciliano residente a Quattro Castella; Agnese Palladini, 33, residente a Lesignano; Malika El Wahab, 57, marocchina residente a Traversetolo; Pietro Di Nuzzo di 30 anni, origini campane ma residente a Canossa – e proprio quest’ultimo è inoltre accusato di abbandono d’incapace perché salle indagini sarebbe emerso che durante il turno di notte si sarebbe allontanato dalla struttura lasciando da soli pazienti affetti da gravi patologie, quali appunto l’Alzheimer.

Un’altra operatrice, G.M., invece, è indagata perché con uno schiaffo avrebbe provocato a un assistito lesioni guaribili in 10 giorni; C.V., altra indagata, deve rispondere di schiaffi e tirate di capelli ai danni di pazienti che si addormentavano. Non è finita: S.M. deve rispondere di aver lasciato per terra un paziente sporco di feci, insultandolo per l’accaduto.

Nessuna delle persone indagate per le gravi violenze agli anziani di Villa Matilde, a Neviano degli Arduini – comunque – lavora più nella struttura. E da venerdì, quando l’Italia intera ha saputo dell’inferno al secondo piano della casa di riposo, in seguito ai sette arresti operati dai carabinieri, è in corso la sostituzione di tutto il personale che opera al servizio degli ospiti affetti da Alzheimer. A scanso di equivoci e dubbi di qualsiasi genere.

Lo hanno assicurato la responsabile della cooperativa Kcs per Felino e Bazzano, Silvia Pizzi, e lo stesso presidente del gruppo, Aldo Frichiami, che ha voluto subito incontrare le famiglie nella sala riunioni di Villa Matilde per scusarsi con loro e con i dipendenti che anche a Neviano lavorano correttamente e con passione al servizio degli anziani. Un danno d’immagine notevole per la cooperativa sociale con sede ad Agrate Brianza che opera in 15 regioni italiane impiegando oltre 4.000 dipendenti. Frichiami ha ammesso una carenza di vigilanza da parte della cooperativa che ha portato a questa deriva, annunciando la costituzione di parte civile nel procedimento contro gli indagati dell’operazione Cerbero. A tutti sarà chiesto il risarcimento del danno subito dalla Kcs.

Scuse accettate, a quamnto pare, dai familiari delle vittime di questi episodi di violenza. Tanto che molti di loro hanno ammesso di non essersi mai accorti di nulla, pur andando con costanza a far visita alle mamme e ai papà ricoverati al secondo piano di quella che per molti a Neviano doveva essere una casa di riposo fiore all’occhiello di tutta la comunità.

Un particolare, questo, che la dice lunga anche sull’efficacia dei controlli – secondo molti carenti – effettuati periodicamente dalle istituzioni. E’ ovvio che nulla accade in presenza di occhi estranei. E a Neviano sono bastati i due occhi estranei di una giovane tirocinante per scoperchiare il pentolone. Probabilmente l’unico vero deterrente – oltre al solito discrime tra chi lavora perché non ha un altro posto e chi opera per passione – può essere rappresentato dalle telecamere h24.

 

2 COMMENTI

  1. Mantenere alto il controllo sociale

    Purtroppo la notizia degli ultimi giorni riguarda ancora una volta la cura degli anziani, con gli arresti dei sette operatori impiegati a Villa Matilde, struttura residenziale sempre stata al centro dell’attenzione per la qualità assistenziale.
    Chiaramente anche la Cisl esprime solidarietà agli anziani e alle loro famiglie, chiede che vengano accertate le responsabilità, e prese severe conseguenze, nei tempi più rapidi possibili.
    Ciò che è successo dimostra che il rispetto di parametri tecnici, se pure rigorosi, quali quelli previsti per l’accreditamento, non sono sufficienti ad affrontare la complessità di un servizio che deve rispondere ai problemi dei più deboli che non sono certo solo questioni legate alla salute.
    La Cisl, quindi, chiede una riflessione più ampia a tutte le Istituzioni e agli attori della provincia che si occupano di assistenza agli anziani, perché ci sono due temi sui quali non si può sorvolare: il primo riguarda il potenziamento del coordinamento e dell’integrazione tra pubblico e privato, il secondo tocca il rispetto e l’attenzione per le persone più deboli e fragili della società.
    La casa protetta in convenzione con il pubblico non può rimanere un’isola, i controlli programmati dell’Ausl non sono sufficienti, così come il prezioso lavoro tecnico del Distretto sociale e dei soggetti che misurano i requisiti dell’accreditamento. E’ necessario continuare a valorizzare il lavoro di assistenza degli operatori che si dedicano con passione e la partecipazione delle associazioni di volontariato che aprono la casa di riposo alla comunità. Nel sistema va inserito una formazione, da quella iniziale a quella in itinere, in modo da avere la garanzia che chi opera in certi settori sia effettivamente in grado di dare un servizio di qualità a 360 gradi, nel rispetto dei contratti di lavoro e dei carichi di lavoro.Per questo deve essere importante anche il continuo confronto sociale tra tutti i portatori di interesse del territorio: amministrazioni comunali, ausl, soggetti gestori della cooperazione, sindacato confederale e dei pensionati, associazionismo, famiglie. Solo il confronto sociale può tenere alta l’attenzione sul sistema d’assistenza e potenziaregli strumenti per valorizzare l’integrazione tra pubblico e privato.
    Ma il confronto può anche aiutare tutti a interrogarsi sulla deriva nella società attuale del valore del rispetto: rispetto e cura degli anziani e dei vecchi, attenzione ai disabili e agli emarginati, presa in carico delle persone in disagio economico e delle famiglie in difficoltà. Il confronto e il dialogo sociale hanno lo scopo principale di riallacciare i fili e corresponsabilizzare tutti gli attori, nessuno può infatti chiamarsi fuori e prendere le distanze dai recenti episodi che sono un sintomo da non sottovalutare.

    Cisl Parma e Piacenza

  2. Villa Matilde una crisi di sistema

    Il comunicato stampa del Comandante dei carabinieri di Parmasui fatti avvenuti presso la Residenza per anziani “Villa Matilde” di Neviano Arduini (PR) che hanno portato all’incriminazione di 11 operatori di quella struttura (sette finiti ai domiciliari) si conclude con queste parole: “ l’indagine ha dato voce ai vulnerabili e indifesi anzianiche hanno dovuto subire le condotte vessatorie, umilianti e intimidatorie di chi invece avrebbe dovuto avere il dovere morale e giuridico di assisterli amorevolmente e dignitosamente”. Non poteva esserci modo migliore di esprimere l’indignazione collettiva.
    E tuttavialeggendole reazioni degli interlocutori istituzionali alla vicenda, c’è qualche cosa che stride. Stride lo stupore,stridono gli alti lai, gli invocati rigori, stridono le diagnosi parziali e le soluzioni banali di chi prima di tutto dovrebbe interrogarsi sulle proprie responsabilità. Ed è su questo che vale la pena soffermarci. Partendo da una premessa:le residenzeassistenziali, le case protette, come tutte le comunità, sono in ultima analisi “istituzioni totali”. Al loro interno si stabilisce un’asimmetria di poteri fra chi si prende cura e chi è assistito,per definizione persona fragile, “non autosufficiente”, malato cronico grave e dove quindi il rischio di comportamenti violenti e umilianti è immanente e permanente. Dunque nell’analizzare il caso di Villa Matilde o diVilla Alba (ma quante Ville Matilde e Alba accadono in regione?), è troppo facile soffermarsi solo sulle responsabilità e sui reati commessi dagli 11 disgraziati operatori che ne risponderanno davanti alla giustizia. Questo non basta. Occorreanalizzare tutta la catena di comandoa monte di questi atti di violenza. Incominciando ovviamente dalla gerarchia interna alla stessa struttura residenziale, dove non c’è solo la manovalanza,gli “operatori socio assistenziali” (OSS) , ci sono le R.A.A., le coordinatrici assistenziali e sanitarie, i direttorie le direttrici. Costoro non sono responsabili di nulla? La cooperativa KCSCaregiver (un colosso nel campo dell’assistenza agli anzianipresente in 15 regioni con 5.600 dipendenti) ci fa sapere che non si era resa conto di quanto accadeva nel reparto, che ha disposto la sospensione dal servizio di tutte le persone coinvolte e che si costituirà parte civile nel processo. Ridicolo! Nella scala gerarchica sono molti i responsabili di quanto avvenuto. Dunque la direzionedella cooperativa KCSavrebbe dovuto sospendere non solo gli 11 dipendenti inquisiti ma anche chiunque altro non ha svolto adeguatamente la funzione di supervisione.
    Ma ci sono responsabilità anche oltre i cancelli di Villa Matilde. Che dire del Sindaco di NevianoAlessandro Garbasi? Lui considera “incresciosi” (sic) i fatti avvenuti,si preoccupa di far sapere che la struttura coinvolta rappresenta una “eccellenza” e,non avendo controllato mai nulla,tuttavia si felicita per il fatto che dalle sue parti c’è una “precisa cultura del controllo per cui chi si comporta in modo scorretto viene scoperto (dai carabinieri) e punito”. Evviva, un primo cittadino che sa il fatto suo.Nessuna responsabilità?
    E la catena delle responsabilità si allunga. Perché Villa Matilde è una struttura residenziale “accreditata” e “convenzionata” con l’Azienda Usl di Parma:21 posti per anziani non autosufficienti (in parte per ricoveri temporanei ) e 25 posti per anziani psicogeriatrici in carico al dipartimento di salute mentale. Per l’Azienda USL interviene (sulla stampa) il direttore generale Elena Saccenti, anzi addirittura si scomoda in prima persona l’assessore regionale alla sanità, il supermanager prestato momentaneamente alla politica, Sergio Venturi che a Parma èdi casa. Dichiara :“nessuno ha mai avuto sentore di nulla, nessuno ha mai sospettato e visto nulla malgrado gli innumerevoli controlli.” La sua indignazione è grande e la sua decisione, per gli anziani psicogeriatrici, è draconiana: sospensione della convenzione e trasferimento in altra struttura dei 25 ospiti. Per concludere con un classico “l’Aziendasi riserva di agire a tutela dei propri assistiti e della propria funzione istituzionale”. Amen. Nessuna responsabilità diretta?
    In realtà le responsabilità ci sono e sono ai massimi livelli, a livello cioè della Regione Emilia Romagna. Perchéciò a cui stiamo assistendo è in realtà il segnale della crisi generale di tutto il sistemadi welfare socio assistenziale della Regione Emilia Romagna dovuta alla violenta torsione privatistica che esso ha subito in questi ultimi 15 anni. L’obiettivo dichiarato da Errani prima e daBonaccini ora è quello di esternalizzare e privatizzare i servizi alla persona da consegnareai privati e cioè alle grandi imprese cooperative. Perché il “pubblico”, questa è la tesi continuamente strombazzata, non è capace di gestire servizi e dunque deva lasciare il postoal privato così detto sociale. Perché “il mestiere del pubblico non ègestire . ma stabilire le regole” (assessore regionale Lusenti, 2011). Perché “bisognaarrivare a un pubblico che controlla di più e un privato che gestisce di più” secondo la geniale formula del presidente Bonaccini. Controllare di più ?Non scherziamo, il sistema ormai sfugge a ogni controllo, è autoreferenziale. Questo è il progettoa cui la Regione Emilia Romagnasi è dedicata con zelo infinito: promuovere e favorire l’esternalizzazione e la privatizzazione dei servizi, prima sciogliendo le IPAB e trasferendo i loro patrimoni e servizi ai Comuni, poi istituendo le ASP, le aziende pubbliche dei servizi alla persona, a cui conferire non solo i patrimoni e i servizi delle Ipab maanche i servizi gestiti direttamente dai comuni, infine con il marchingegno dell’accreditamento (e applicando una IRAP alle ASP dell’8,5% e alle cooperative del 3,21% !) trasferendo tutto o quasi al privato così detto sociale, le grandi imprese cooperative, che dal 48% del 2010 sono passate a gestire nel 2013 il 74,5% dei servizi socio-assistenziali agli anziani della Regione. In attesa dello scioglimento definitivo delle stesse ASP. Ciliegina finale: la legge regionale 12/2014 che “riconosce e sostiene il ruolo e la funzione pubblica esercitata dalle cooperative sociali”garantendo loro “la partecipazione alla progettazione, gestione, realizzazione e erogazione degli interventi e dei servizi alla persona”. Una resa totale agli interessi della lobby delle cooperative. E il cerchio si chiude, perché anche la “formazione” del personale OSS, la manovalanza dei servizi alla persona da tempo è transitata in mano ai privati, alle cooperative alimentando il ricco mercato della formazione, con corsi a pagamento da 2.350-2.800 € a testa per 1.000 ore di cui quasi la metà “in stage” e cioè facendo pratica presso strutture socio-assistenziali del territorio. Eproprio qui è scattato l’imprevisto: la stagista che, inserita nella casa protetta Villa Matilde, osserva con occhi limpidi i fatti e trovail coraggio di denunciare ciò che nessuno voleva vedere. È lei l’unica persona ad uscirne bene da questa vicenda e che restituisce agli anziani e a tutti noi la speranza che qualche cosa possa ancora cambiare.

    Vincenzo Tradardi
    L’Altra Emilia Romagna

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