E’ una delle storie di stalking ormai così tristemente comuni quella che si è consumata a Sorbolo, terminata però, fortunatamente, con un lieto fine: l’arresto dell’uomo e il respiro di sollievo della sua vittima.
Lui, lei, la fine di un amore.
Lui, 31 anni, incensurato, operaio metalmeccanico originario del mantovano. Lei, coetanea, di Sorbolo. Un amore che inizia nel 2006, due figli, di dieci e sei anni.
Dopo dieci anni il rapporto si incrina, lei lo vuole lasciare, lui la picchia: scatta la prima denuncia presso i Carabinieri di Sorbolo, a fine 2016: maltrattamenti in famiglia. L’uomo viene condannato a nove mesi, pena sospesa ma divieto avvicinamento alla donna.
Con cui i rapporti, gioco forza per la presenza di due figli, restano civili. Per un annetto, almeno. Perchè la donna inizia una nuova relazione, e a gennnaio del 2018 l’uomo lo capisce dalle chiacchiere coi figli.
E chissà cosa scatta in lui: iniziano le minacce, molestie telefoniche e via whapp, frasi come “ti rovino la vita”, “sarà il tuo incubo”, “prendo il furgone e faccio una strage, non mi ferma nessuno quindi trema”, e numerosi tentativi di incontro utilizzando i figli come giustificazione per ottenere appuntamenti.
Lei prima tenta la conciliazione, ma le aggressioni verbali diventano sempre più violente, possessive e morbose, fino a quando la ragazzo non trova l’infisso della veranda di casa danneggiato da un tentativo di scasso.
E’ il 19 marzo, e scatta la denuncia, di nuovo in caserma a Sorbolo. In tempi rapidissimi la Procura, con un dispositivo a firma del dott. Pensa, ha emesso il mandato di arresto e l’uomo, tornato a risiedere nel mantovano, dai genitori, è stato accompagnato e recluso nel carcere di Mantova.