Se l’elettore medio e la politica non imparano dagli errori…

Se l’elettore medio e la politica non imparano dagli errori…

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Quando parla il popolo attraverso le urne – si è sempre detto – bisogna inchinarsi, anche se il verdetto può non piacere. Un’affermazione veritiera in linea di principio, che mi trova in disaccordo – però – se applicata alla qualità ( beninteso, senza offesa ) dell’attuale elettore medio Italiano, chiaramente volubile ed immaturo, a giudicare dalle scelte fatte negli ultimi 24 anni di vita Repubblicana.

Si sono succeduti, in questo ormai considerevole lasso di tempo, uomini della “provvidenza” più o meno credibili, cosiddetti “tecnici” dal curriculum Accademico impeccabile ma dalla scarsa capacità di comprendere i bisogni reali della gente, partiti personali o “califfati” – come ebbe a definirli il compianto Giovanni Sartori, in uno dei suoi saggi più famosi – fino alle odierne “sette virtuali”, sulle quali non esprimo alcun giudizio nel rispetto della mia intelligenza.

Fossimo nella vituperata e “perfida Albione”, che avrà avuto certamente il torto della “Brexit” – almeno, ai miei occhi – ma non quello della stupidità, non sarebbe nemmeno in discussione l’affermazione iniziale circa il rispetto delle scelte di un Popolo attraverso il voto, massima espressione di Democrazia. Siamo in Italia, però, dunque è lecito – quando non addirittura doveroso – farsi delle domande, che già in partenza sappiamo resteranno senza risposta. Prima tra tutte, quale senso abbia avuto una “Seconda Repubblica”, a tutti gli effetti sepolta dal voto dello scorso 4 Marzo, durata quasi 25 anni e completamente incapace di essere migliore – com’era nelle intenzioni iniziali – della precedente, che almeno il merito di traghettarci fuori da una Guerra Civile e di farci diventare una Nazione rispettata l’aveva avuto. Oppure la domanda – a questo punto oziosa, a giudicare dalle percentuali bulgare date ai partiti “populisti” ed anti-Europei – di dove si trovi la Chiesa Cattolica e di quale responsabilità abbia avuto il suo silenzio, in un momento in cui – al contrario – avrebbe dovuto ispirare e guidare le menti dei credenti verso una nuova stagione unitaria, per porre fine alla sciagurata diaspora che ci ha resi complici delle peggiori leggi contro la Vita, la persona e la famiglia che questo Paese abbia mai avuto.

Delle due l’una: o si rinnova il “Non Expedit”, ed allora avrebbe senso tacere cercando coerenza in una virtuosa astensione, oppure si dica chiaramente che la Dottrina Sociale Cristiana sia destinata a restare solamente un corollario – confinato in librerie polverose – senza alcuna valenza pratica nella vita politica di questo Paese. Non possiamo più permetterci l’ambiguità di dirci “utili” se dispersi, poichè la contraddizione che ne deriva dalla prassi politica attuale è troppo vistosa ed imbarazzante.

Non trovando risposta a questi interrogativi, auspico – da Credente e da comune cittadino, senza più alcun interesse verso la politica attiva – che il Capo dello Stato, nella sua saggezza ed esperienza, sappia evitare la sciagura di un governo “populista” – o peggio, illusorio – e riporti alla ragione ciò che resta di esperienze politiche al tramonto, il cui futuro può unicamente derivare dalla scelta coraggiosa di unirsi in un blocco “moderato” – dal quale siano per sempre usciti di scena i protagonisti degli ultimi 25 anni – capace di garantire, pur tra “errori ed omissioni” un minimo di stabilità economico-finanziaria e l’equilibrio che serve per rifondare su basi solidaristiche e non populiste l’Unione Europea.

Se ciò non accadrà – se ancora in questa Italia sfilacciata e malata di effimero prevarranno personaggi il cui DNA prescinda da umiltà, servizio e generosità – avremo ancora una volta perso l’occasione per riscattare il nostro futuro, rendendo onore all’esempio di personaggi come Aldo Moro – del quale ricorre, questa settimana, il quarantesimo anniversario del rapimento – ed altri illustri protagonisti di una troppo velocemente archiviata “Prima Repubblica”, a tutti gli effetti molto migliore del desolante spettacolo che abbiamo davanti agli occhi. Un’occasione perduta che temo ci farà fare altre amare esperienze, nel prossimo futuro, ma ce la saremo cercata. Ancora una volta.

Pietro De Montis

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