Mettono a segno furti in città, ma in carcere non ci vanno pur avendo già condanne definitive sul curriculum non ancora scontate. E’ accaduto alle Volanti della Questura di Parma qualche giorno fa, dopo un’operazione portata a termine in via Casa Bianca durante un normale controllo del territorio.
Gli agenti hanno notato una ragazza di etnia nomade che armeggiava vicino al cancello di una abitazione e dopo aver fatto inversione sono tornati indietro per effettuare un controllo più approfondito di quella ragazza. Vistasi scoperta, la donna si è subito infilata in una Mercedes tentando di allontanarsi in tutta fretta. Niente da fare, la volante della polizia le si è affiancata costringendola a fermarsi.
A bordo due nomadi di 22 e 20 anni di origine croata, già ben note alle forze dell’ordine. Non solo, nell’auto gli agenti hanno rinvenuto un orologio, denaro contante in dollari e dei buoni pasto intestati a un parmigiano. Portate in Questura, dopo gli accertamenti, è emerso che sulla 22enne pendeva un ordine d’arresto per scontare 2 anni di reclusione, mentre la 20enne era ricercata per scontare circa 6 mesi.
E ancora, contattato per sapere se aveva subito qualche furto di recente, il cittadino parmigiano al quale erano intestati i buoni pasto ha negato l’episodio. Non lo sapeva ancora. Lo ha scoperto soltanto dopo essere tornato a casa, dove ha trovato tutto a soqquadro. Quei buoni pasto in loro possesso, dunque, testimoniano che le due donne hanno a che fare con quel furto. Una sorta di firma sul misfatto.
A questo punto, dopo tanto lavoro, probabilmente anche con una certa frustrazione da parte degli agenti e con l’evidente soddisfazione delle due nomadi, per quest’ultime si sono aperte le porte della Questura verso la libertà. Perché? Erano in evidente stato di gravidanza. Col pancione. Che impedisce per legge di finire in cella, ma non di andare a rubare. Anche questa è l’Italia.