Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in regione Emilia Romagna annuncia l’intenzione di dare il via alla raccolta delle 80 mila firme necessarie per indire il referendum che potrebbe dividere l’Emilia dalla Romagna. Intanto si attende il risultato dei referendum indetti il 22 ottobre per l’autonomia del Veneto e della Lombardia richiesti dai presidenti regionali del carroccio Zaia e Maroni.
“L’autonomia è una cosa seria e come tale va trattata”. E’ il messaggio che la Lega Nord ribadisce dall’Emilia Romagna, presentando le proprie proposte alla vigilia di un’assemblea regionale incentrata sul tema.
“Il nostro è un grido di dolore”, dichiara provocatoriamente Alan Fabbri, capogruppo del Carroccio, “nato dopo aver letto il documento del presidente Bonaccini, in cui viene richiesta una forma totalmente annacquata di autonomia. Ma sia chiaro: nella trattativa con il Governo, Bonaccini deve portare a casa come minimo le ventun competenze previste dagli articoli 116 e 117 della costituzione, così come chiediamo noi nella nostra risoluzione. Altrimenti non stiamo parlando di autonomia, ma di una cosa diversa”. Il capogruppo LN sottolinea la necessità di avere un mandato popolare e dunque “che questo percorso, naturalmente difficile, preveda un referendum”.
Come in Catalogna, a proposito di cui Fabbri evidenzia “l’assordante silenzio di Bonaccini e della sua Giunta, dopo la violenta repressione da parte del governo spagnolo. Una dichiarazione di solidarietà, se non di vicinanza, era doverosa”.
“Dobbiamo capire che dopo il 22 ottobre, con i referendum in Lombardia e Veneto – sprona il segretario nazionale LN della Romagna,Jacopo Morrone – ci saranno, per usare una metafora calcistica, due campionati. Le regioni che hanno votato giocheranno in serie A nella trattativa con lo Stato centrale, mentre quelle che non ne hanno avuto il coraggio resteranno in coda. Bonaccini, la cui risoluzione sull’autonomia, per la sua vaghezza che ad esempio non tocca nemmeno il tema del residuo fiscale, è carta straccia, cosa vuole fare in Emilia Romagna? Noi, di certo, dopo i risultati dei referendum di ottobre lanceremo la raccolta di ottantamila firme affinché anche qui si possa indire una consultazione. Il nostro obiettivo è semplice e molto chiaro: diamo la parola ai cittadini e con la forza del voto popolare andiamo a Roma a rivendicare maggiori competenze e più risorse. Vogliamo chiamare la gente a esprimersi sull’autonomia e lo vogliamo anche in merito a una specifica autonomia della Romagna: il nostro punto fermo resta la necessità di un mandato popolare”.
“Bonaccini con la sua risoluzione ha dimostrato di non avere a cuore gli interessi dei suoi cittadini – gli fa eco il segretario nazionale dell’Emilia Gianluca Vinci – . La gente deve rendersi conto che anche noi come Lombardia e Veneto siamo una regione locomotiva, che anche qui ci sono le aziende del famoso Nord-est che manda avanti l’Italia. Fare in modo che le risorse generate da queste aziende e dai lavoratori restino sul territorio è il nostro obiettivo, non quello della risoluzione di Bonaccini”. A proposito della quale, l’onorevole LN Gianluca Pini è netto: “Si tratta solo di un modo per delegittimare il voto di Lombardia e Veneto. Ma questa pagliacciata di documento, in cui vengono semplicemente replicate le competenze che l’Emilia Romagna ha già, non lo porterà da nessuna parte. Come dimostra la Catalogna, le riforme si fanno soltanto coinvolgendo il popolo, oltre al fatto, fondamentale, che ogni iter per il riconoscimento dell’autonomia prevede l’approvazione del parlamento. Dove questo Pd non ha i numeri”.