Inizia la scuola con l’elenco degli esclusi

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Ad inizio anno scolastico è doveroso spendere due parole per un problema che per molte Famiglie di questa Città è quasi un incubo, un problema che il sottoscritto ha fatto emergere nella Campagna Elettorale delle ultime amministrative; sto parlando della mancata promozione di politiche che facilitano la conciliazione “famiglia-lavoro”. La situazione si è acutizzata per quelle terribili graduatorie chiamate “liste d’attesa” per accedere ad asili e scuole dell’infanzia, quegli elenchi degli esclusi dal servizio che in uno “stato sociale” non dovrebbero neanche esistere.

Rimanerne fuori, è quasi un incubo. Restare in sospeso, nella speranza di essere ripescati, un limbo senza certezze. Spesso è risolutivo l’adozione di soluzioni autonome da parte delle famiglie pertanto mi chiedo perché le stesse devono organizzarsi? quali sono le alternative che l’amministrazione propone a queste famiglie? L’incertezza in cui vivono queste Famiglie ha dei risvolti negativi sulla gestione della stessa e sulla vita lavorativa degli stessi genitori infatti anche se è vero che si è registrato un calo degli iscritti ai servizi per l’infanzia pubblici, è anche vero che fra le motivazioni principali che spinge una famiglia ad iscrivere i propri figli al nido c’è anche il cambiamento della società che impone soluzioni, a volte personalizzate, per la conciliazione famiglia-lavoro.

La realizzazione di politiche da parte di questa Amministrazione che sostengono realmente la conciliazione famiglia-lavoro risulta, perciò, prioritaria per la qualità della vita delle famiglie delle Città. Occorre implementare una risposta operativa, e non solo sulla carta, ai bisogni delle famiglie con bambini piccoli, in una realtà territoriale già ricca di servizi educativi di qualità che hanno contribuito a sviluppare una vera e propria cultura dell’infanzia, ma che ancora non riesce a dare una piena risposta a tutte le esigenze espresse dalle famiglie. Contribuiscono ad inasprire il problema: lo scollamento delle nuove famiglie da quelle di origine: i nonni spesso non sono più materialmente vicini e quindi non disponibili o sono ancora impegnati nell’attività lavorativa; è scomparsa quella rete di vicinato, di amicizie e relazioni sociali che in passato garantivano una forma di “sorveglianza dei bambini” socialmente diffusa; la necessità di fare fronte ai vari accadimenti non prevedibili nell’organizzazione familiare, che richiedono di trovare un aiuto saltuario o continuativo per il bambino anche là dove il bambino frequenta i servizi del territorio.

In mancanza di una rete parentale di sostegno, la soluzione più a portata di mano per la famiglia che necessita di un aiuto per l’accudimento del bambino è il ricorso alla babysitter. Alla luce di tutto ciò con la stessa sono a chiedere a questa Amministrazione che quantomeno si adoperi in merito, con una minima compartecipazione nella spesa, dando possibilità a queste Famiglie che si trovano in “liste d’attesa” per l’anno scolastico in corso di poter usufruire dei servizi alternativi (TAGESMUTTER ,il progetto “Una casa in più” ecc ) per far fronte al problema. Se cresce la famiglia, cresce la società. E cresce anche l’economia, perché una famiglia che può vivere al meglio la propria esistenza quotidiana costruisce benessere per sé ma al tempo stesso crea capitale sociale per la comunità e, così facendo, diventa motore di sviluppo.

Marco Alfredo Arcidiacono

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