“L’inchiesta nata dalla svendita del patrimonio immobiliare di Stu Pasubio potrebbe portare ad accertare un considerevole danno erariale, considerato che in cambio di 4,2 milioni la società subentrata alla Stu è riuscita ad acquisire un patrimonio di almeno 40 milioni di euro. Un’operazione sulla quale l’allora minoranza in consiglio comunale non mancò di sottolineare tutti i dubbi e le perplessità del caso“.
Così Lorenzo Lavagetto, capogruppo consiliare del Partito Democratico, e Fabrizio Pezzuto di Parma Unita Centristi (curiosamente ma non troppo il documento non porta la firma di Paolo Scarpa, il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra e della sua Parma Protagonista) sui contenuti della conclusione indagine della Procura della Repubblica che sulla vicenda risalente al 2012 ha indagato con l’ausilio della Guardia di Finanza.
“Non stupisce pertanto il fatto che i riflettori della Procura si siano accesi su una vicenda rispetto alla quale ci attendiamo quanto prima chiarimenti pubblici da parte del Sindaco e per questo motivo chiederemo la convocazione congiunta delle commissioni Garanzia e Bilancio – sottolineano i due consiglieri comunali -. Premesso che fino a prova contraria per noi tutti i nove indagati sono da considerarsi innocenti non ci si può astenere dal fare qualche considerazione sull’indagine in corso, almeno per quanto emerge dalla lettura odierna dei quotidiani. In particolare colpiscono l’attenzione le clausole contrattate con l’acquirente relative a varianti urbanistiche ed all’aumento di circa 1600 metri quadrati di superficie lorda utile destinata ad edilizia privata, nonché la decisione di rinunciare a oltre 5 milioni di euro di crediti”.
“Considerato che dubitiamo fortemente che l’essenza di questi dati possa essere smentita – continuano i due consiglieri – crediamo che alla magistratura debba andare il compito di valutare eventuali profili di illegalità, alla politica invece quello di commentare scelte, come queste, che non si capisce bene in che modo farebbero gli interessi dei parmigiani, come invece sostiene il Sindaco. La realtà è che Pizzarotti nel 2012, fresco di elezione con una campagna elettorale giocata anche sul tema del consumo zero di suolo, subito si rese disponibile a tradire le proprie promesse avallando un’operazione che sa tanto di speculazione edilizia. Il seguito poi lo conosciamo bene: l’operazione “Pasubio” è diventata la pietra miliare della narrazione che il Sindaco da anni sbandiera a destra a sinistra di abbattimento del debito prodotto dall’amministrazione precedente. Una riduzione che sicuramente è reale da un punto di vista meramente contabile – concludono Lavagetto e Pezzuto – ma che nei fatti invece che essere realizzata come avrebbe dovuto, con misure di risparmio strutturali e rinegoziazioni del debito con le banche, è passata attraverso operazioni come questa che proprio virtuosa non appare, almeno in superficie”.
L’iniziativa dei consiglieri di opposizione arriva in seguito all’avviso di conclusione indagini recapitato dalla Procura agli indagati (leggi): il sindaco Pizzarotti, il commissario Mario Ciclosi e i sette componenti del Cda della Stu Pasubio in carica nel 2012. Tutti indagati per concorso in turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Il fascicolo è in mano al pm Paola Dal Monte che adesso dovrà decidere se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio o se chiedere l’archiviazione. Nelle prossime settimane gli indagati potranno presentare memorie difensive o chiedere di essere ascoltati. Dai contenuti di questi chiarimenti dipenderanno le decisioni dell’accusa.
L’operazione avviata dal commissario straordinario Mario Ciclosi è stata completata dal sindaco Federico Pizzarotti, con la cessione del 52% delle azioni Stu Pasubio alla Remilia del gruppo Unieco, unica partecipante alla gara bandita dal Comune di Parma. Un bando scritto su misura, secondo l’accusa, per favorire proprio Remilia. E secondo la Procura Pizzarotti avrebbe potuto fermare l’operazione sulla scorta delle informazioni ricevute dai settori Contratti e Urbanistica del Comune.
Pizzarotti avrebbe inoltre concesso due proroghe – con delibere di giunta – del termine per presentare l’offerta d’acquisto.
Alla base dell’accordo tra Comune e Remilia, la rinuncia di un credito di 5.335.000 euro vantato dall’ente pubblico nei confronti della Stu Pasubio. Inoltre, il pagamento di 3.831.873 euro, subordinato all’approvazione di varianti urbanistiche a priori irrealizzabili, nonché un aumento di circa 1.600 metri quadrati di superficie lorda utile rispetto all’originario progetto e non destinati, come previsto, ad uso esclusivamente pubblico. Ciclosi, inoltre, avrebbe dato il via all’operazione disattendendo le raccomandazioni della Regione che indicavano la necessità di convocare una conferenza dei servizi per modificare l’originario accordo con Stu Pasubio risalente al 2003.
Il sindaco Pizzarotti, fin dal primo istante, si è detto sereno per aver fatto gli interessi dei parmigiani. Al di là dei contenuti dell’operazione, adesso oggetto d’indagine, la cessione di Stu Pasubio ha rappresentato il primo taglio evidente del debito comunale, in gran parte in capo proprio alle partecipate.