Massacrate a coltellate in un appartamento di via San Leonardo 21, al quinto ed ultimo piano di una palazzina. A morire sotto i fendenti sferrati con una furia bestiale, Patience Nfum, 45 anni, ghanese, e la figlia, undicenne, Magdalene Nyantakyi. Una vera e propria mattanza, un orrore che ha lasciato senza parole anche i vicini di casa. La donna sembra fosse anche incinta, ma gli amici che la conoscevano bene negano questa ipotesi.
A trovare i cadaveri in sala da pranzo – in un lago di sangue – è stato il figlio maggiore della vittima, Raymon, 25 anni, un diploma all’Ipsia “Primo Levi”, che lavora in un’azienda di San Polo di Torrile e come hobby gioca a calcio. Il giovane è tornato a casa verso le 20 di martedì e si è trovato davanti una scena che dire agghiacciante è davvero molto poco. Sangue ovunque, per terra e sui muri, persino in corridoio. Impossibile arrivare alle altre stanze della casa senza sporcarsi con il sangue delle vittime.
Sul posto si sono subito precipitati gli agenti della Polizia e della scientifica. Le indagini sono partite immediatamente e si cerca l’altro figlio della donna, Solomon Nyantakyi, 21 anni, che secondo gli inquirenti sarebbe il maggiore indiziato del duplice efferato omicidio. Il giovane mancava da casa da alcuni giorni e da ieri è irreperibile e il suo cellulare spento. Per il momento si sono perse le sue tracce.
Il marito della donna, al momento, si troverebbe in Inghilterra da parenti e non ci sono altri familiari. Anche Solomon gioca a calcio, è stato nel vivaio del Parma, poi nell’Under 19 crociata – con Josè Mauri e Alberto Cerri tra i compagni di squadra – prima di passare alla Imolese e al Tuttocuoio. Il giovane trequartista era stato portato in prima squadra nell’ultimo anno in A dal tecnico Roberto Donadoni. Lo aveva notato anche il Milan. Poi diversi cambi di casacca fino all’Imolese, dove la sua promettente carriera si è interrotta.
Si ignora ancora il movente che può aver scatenato la furia omicida. Di certo la violenza e le modalità del massacro indicano che difficilmente l’esecutore possa essere un estraneo, una persona distaccata dalle vittime. Patience Nfum, che viveva a Parma da almeno 13 anni, lavorando come addetta alle pulizie, era tornata città sabato scorso da un viaggio in Africa.
Sconvolti i vicini di casa che mai avevano avuto dubbi e sospetti su quella famiglia così tranquilla e riservata. La piccola Magdalene Nyantakyi, massacrata insieme alla madre, era nata a Parma e frequentava la scuola media insieme ad altri ragazzi del condominio. Una famiglia riservata, tranquilla. Fino a questo tragico epilogo ancora tutto da spiegare.
Probabilmente l’omicidio risale a diverse ore prima rispetto al ritrovamento avvenuto alle 20. Forse addirittura al primo pomeriggio. Qualche testimone sostiene di aver sentito delle grida poco prima delle 15, poi il silenzio assoluto. Ma nessuno avrebbe mai sospettato una tragedia di queste proporzioni.
Oltre alla Polizia, è arrivata nella casa anche il pm Paola Dal Monte che sta coordinando le indagini. Poco dopo le 3, le due salme sono state trasferite all’Istituto di Medicina Legale per l’autopsia e gli ulteriori accertamenti che possono fornire indizi utili ad identificare con certezza l’assassino. Sul posto ancora molti amici delle vittime, alcuni dei quali in preghiera per loro.
Le indagini continuano, serrate. L’obiettivo principale degli investigatori della Squadra mobile è ovviamente rintracciare Solomon Nyantakyi. Il ragazzo deve almeno spiegare molte cose. Altri indizi interessanti sulle presenze in quella casa di via San Leonardo potrebbero venire dalle telecamere della videosorveglianza che si trovano in zona. Tutti elementi al vaglio degli uomini di Borgo della Posta, chiamati a fare luce su un altro dramma che ha sconvolto tutta Parma.