Festa della Donna, le ragazze di Parma la vedono così

Festa della Donna, le ragazze di Parma la vedono così

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amiche-festa-donna1Mimose, cene, cioccolatini e regali di vario genere, questo è quello che ormai sempre più spesso viene in mente quando inizia ad avvicinarsi l’8 marzo. Uomini che cominciano a girare per i negozi per comprare qualcosa alle proprie donne, e donne stesse impegnate ad organizzare feste e uscite di svariato genere. Eppure la giornata internazionale della donna venne istituita per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche del gentil sesso, nonché le numerose discriminazioni e violenze da esse subite. Una festa dunque il cui significato originario tende di frequente ad essere accantonato e che continua sempre più a venire coperto dalla tendenza al consumismo. Una circostanza che invece di far riflettere sul suo valore inalienalibile è diventata oggetto di riflessione sul modo migliore per potersi divertire. Ma non tutti hanno dimenticato il vero significato che si cela dietro la giornata dell’8 marzo. Cosa pensano, infatti, le giovani donne parmigiane di oggi in relazione alla loro festa?

Io non credo molto nella festa della donna, perchè ormai troppo asservita al consumismo – dice Francesca, 23 anni – la donna dovrebbe essere celebrata ogni giorno, per ricordare soprattutto quelle donne che sono ancora sottomesse o vittime di violenza. Bisogna rispettere quotidianamente i diritti delle donne, affinchè tutte siano trattate alla pari degli uomini, sia sul posto di lavoro che nel sociale“.

Sulla stessa lunghezza d’onda è Chiara, 31 anni, secondo cui la festa della donna “ha ormai perso il significato per cui è nata, spesso addirittura sconosciuto a molte. E’ diventata un modo per far girare l’economia e le stesse donne che parlano di diritti e valori spesso sono le prime a cogliere l’occasione per pensare al divertimento“.

Ed in effetti, l’associare la famosa festa della donna al divertimento è cosa piuttosto diffusa, soprattutto tra le giovani ragazze. Per Alessandra, 22 anni, si tratta di un’occasione da cogliere al volo per darsi all’ebrezza, mentre per Francesca, 24 anni, è un modo per riunirsi con le amiche e passare una serata in compagnia.

Personalmente non associo la festa ad un’occasione per uscire e andare ad assistere a spogliarelli o performance di tal genere – sostiene invece Francesca, 27 anni – perché significherebbe solo sminuire il valore della donna e di tutto quello per cui ha lottato. il giorno della donna dovrebbe ricordare sia l’evento tragico da cui è nato sia i traguardi che la donna stessa ha raggiunto“. Non diverso il pensiero di Morena, secondo cui l’8 marzo è un modo per ricordare “l’indipendenza che le donne hanno acquisito nel corso degli anni, l’uguaglianza politica, economica e sociale che le ha rese tali all’uomo“.

Una festa con delle radici ben motivate ma che ormai sono state dimenticate” è la festa della donna per Silvia, 25 anni, così come “un evento a cui bisognerebbe dare più serietà, e che dovrebbe puntare più sull’immagine forte, indipendente e coraggiosa della donna, e non solo sull’avere in regalo una mimosa“, secondo Federica, 23 anni.

Più che di festa sarebbe corretto parlare di ricorrenza – dice invece Elisa, 24 anni – una ricorrenza che tenga vivo il ricordo di quello che le donne che sono venute prima di noi hanno subito per poter ottenere tutto quello che oggi abbiamo“.

Per Laura, 24 anni, si tratta poi di “un’occasione per ricordare e riflettere sull’emancipazione femminile, un giorno che purtroppo ormai è quasi del tutto sinonimo di divertimento“, così come per Elena, 23 anni, “di una festa asservita al consumismo, una festa per l’economia e per chi la fa, fondata sulla compravendita di regali vari, mentre in realtà dovrebbe essere un giorno volto a far riflettere sui diversi problemi di genere“.

Dalla possibilità di votare a quella di lavorare, da quella di far politica a quella di essere finalmente considerate, indipendentemente dalla figura maschile ad essa vicina” questo è quello che la festa della donna dovrebbe rappresentare e rammentare secondo Manuela, 26 anni.

Pareri diversi dunque, seppur tutti legati a quella festa della donna che venne celebrata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909 e in Italia nel 1922. Una festa che seppur si sia lasciata coinvolgere dal ciclone del consumismo fa comunque capo a delle radici piene di significato e valore: la donna che ha lottato, che continua a lottare e che continuerà a farlo.

Quanto alle mimose, che continuino gioiosamente ad essere regalate e ad essere simbolo dell’8 marzo e della sua donna, come Teresa Noce, Teresa Mattei e Rita Montagnana, grandi nomi di donne politiche, vollero nel secondo dopoguerra.

Giovanna Triolo

 

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