Legionella, la Regione corre ai ripari: 290 casi nel 2016

Legionella, la Regione corre ai ripari: 290 casi nel 2016

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Dopo il caso Parma, la Regione Emilia Romagna mette in campo disposizioni più restrittive per le disinfezioni e il rafforzamento di altre misure di controllo per prevenire la Legionella. Realizzazione di appositi “Catasti” e mappatura degli impianti a rischio, in particolare torri di raffreddamento a umido e condensatori evaporativi. Indicazioni precise per la progettazione, costruzione e gestione degli impianti idro-sanitari e aeraulici. Riconoscimento di un ruolo centrale, nella prevenzione e nel controllo, ai Dipartimenti di sanità pubblica. Sono, in sintesi, alcuni dei punti più significativi delle nuove Linee guida regionali per la sorveglianza e il controllo della Legionellosi.

Il documento recepisce le Linee guida nazionali (2015) e fornisce indicazioni per applicarle nel territorio dell’Emilia-Romagna. Restano validi gli obiettivi definiti con le precedenti Linee guida regionali (2008), ovvero il contenimento del rischio e la riduzione del numero di casi agendo prioritariamente sulle situazioni più critiche, sia con interventi preventivi che con provvedimenti efficaci di controllo nel momento in cui si verifichino casi di Legionellosi.

Le infezioni da Legionella sono un problema sempre più importante per la sanità pubblica, sottoposte a sorveglianza speciale da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dell’Unione Europea (Ecdc) e dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che ha istituito dal 1983 il Registro nazionale della Legionellosi. In Emilia-Romagna, nel periodo 1999-2016, sono stati segnalati 1.924 casi; in media, 107 l’anno. Nel periodo 2012-2016, però, i casi segnalati in media ogni anno sono stati oltre 200 (207,6), contro i 100 del quinquennio precedente. Nel 2016, in particolare, è stato registrato il numero di segnalazioni più alto della serie storica: 290 casi. L’aumento è riconducibile a una maggiore sensibilità diagnostica, a una maggiore “suscettibilità” della popolazione e, molto probabilmente, anche a un aumento di Legionella nell’ambiente.

Per quanto riguarda la prevenzione e il controllo, anche in questo documento, oltre a indicare le tecniche costruttive ottimali per la realizzazione dei nuovi impianti e fornire raccomandazioni sulla corretta gestione e manutenzione di quelli esistenti, si dà particolare enfasi all’importanza che tutte le strutture con impianti a rischio effettuino periodicamente la Valutazione del rischio. Si tratta, cioè, della valutazione finalizzata ad acquisire le conoscenze sulle criticità degli impianti, e il possibile impatto che potrebbero avere sulla salute umana, identificando le misure per ridurre o contenere il rischio. Per tutte le strutture che sono anche luoghi di lavoro, dove vi sia un rischio da esposizione ad acqua anche potenzialmente nebulizzata, la Valutazione è obbligatoria. Per quanto riguarda la parte del documento inerente la disinfezione, è stata integralmente riscritta e aggiornata (dall’Università di Modena e Reggio Emilia) rispetto a quella delle Linee guida nazionali, alla luce dei dati scientifici più recenti.

Nelle segnalazioni di casi di malattia, fra le novità vi è l’indicazione – per i Dipartimenti di sanità pubblica – di individuare un titolare del procedimento/“case manager” come riferimento per la gestione dei vari processi. Si sottolinea, inoltre, il ruolo di promotore che i Dipartimenti devono avere per la realizzazione e la tenuta di appositi “catasti” delle torri di raffreddamento a umido e dei condensatori evaporativi. Con le nuove Linee guida, infine, il Laboratorio dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena viene confermato Laboratorio regionale di riferimento per la diagnosi clinica di Legionellosi (cioè laboratorio di 2° livello per le situazioni ordinarie, ma con un ruolo primario in caso di cluster o focolai epidemici). I Laboratori di Arpae di Bologna e Reggio Emilia vengono confermati Laboratori regionali di riferimento per la ricerca di Legionella nei campioni ambientali.

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