Biotestamento, eutanasia e diritto alla conoscenza

Biotestamento, eutanasia e diritto alla conoscenza

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Durante l’inverno, e per i seguenti sei mesi del 2013, l’Associazione Luca Coscioni ha raccolto le firme necessarie per presentare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare per istituire il testamento biologico e legalizzare l’eutanasia. Sei mesi impegnativi che ci hanno permesso di parlare con i cittadini di Parma, spiegare le differenze tra biotestamento, eutanasia e suicidio assistito, ascoltare le contrarietà e le approvazioni, vivere le paure delle persone quando si affronta il tema della morte con la consapevolezza che ci stavamo confrontando con la vita, con l’ultimo momento della nostra esistenza e che anche questo doveva e poteva essere affrontato.

Parma ha contribuito con 2000 firme autenticate, ma il vero successo di quella iniziativa è stato soprattutto il dialogo aperto con tanti, tantissimi giovani che si fermavano al nostro tavolo. Ricordo ancora le due giornate con Mina Welby, quando il biotestamento è stato approvato dall’amministrazione comunale di Federico Pizzarotti: due giornate che hanno visto il palazzo del Governatore e la sala del cinema Astra ricolmi di tanti cittadini e studenti. Proprio quegli studenti che secondo il recente sondaggio di Skuola.net certifica che il 78% degli studenti italiani vorrebbe parlare di eutanasia, non solo a casa, in famiglia o con gli amici, ma proprio a scuola. Poco meno la percentuale rilevata dal Gazzettino di Venezia, dove in un’area cattolica e conservatrice come il Veneto, il 70% dei cittadini ritiene giusto introdurre una legge che regolamenti l’eutanasia.

Sono stato invitato ad un incontro organizzato dall’Istituto Tecnico Economico Macedonio Melloni, incontro il cui fine era spiegare ciò che sta accadendo in Parlamento e far conoscere ciò che è il biotestamento, l’eutanasia e il suicidio assistito. L’incontro è stato cancellato, nessun disappunto, solo la consapevolezza che molti studenti hanno perso una occasione per conoscere ma sono certo che l’incontro è stato solo rimandato. Il solo vero bene comune per un cittadino è la conoscenza, declinata nei suo ampi ambiti e la scuola ha la responsabilità di entrare nel dibattito del Paese, non lasciare solo alle percezioni o alle reti sociali la discussione di temi che sono primari per la crescita umana dei giovani cittadini: la conoscenza è tutto ciò che abbiamo per decidere.

Il Parlamento fa di peggio: derubrica i temi fondamentali delle persone come temi “eticamente sensibili” facendo finta di non sapere che si tratta solo di politica, di governo delle politiche delle persone, di quotidiana vita. Tutto questo avviene nella totale consapevolezza che i cittadini italiani ne vogliono discutere. Da qui, la riflessione di quanto sia lontano il rappresentante politico dalla quotidianità delle persone. La scuola deve parlare anche di droghe, di ciò che si discute all’ONU, di antiproibizionismo e di fallimento della guerra alla droga iniziata nel 1973 dal presidente Nixon, che ha solo alimentato le casse della criminalità organizzata e causato centinaia di migliaia di morti nel mondo ed enormi disagi sociali che hanno segnato generazioni di giovani.

Bisogna parlarne e parlarne in termini scientifici e non meramente ideologici o morali. Quello del consumo della marijuana è un fenomeno che interessa 22milioni di europei, consumatori occasionali per lo più, fenomeno che la repressione non ha aiutato né è riuscita a contenere. La repressione del “controllo delle droghe” non solo ha fallito, ma ha innescato una serie di ulteriori politiche invasive, come le ispezioni nelle scuole, che replicano le punizioni preventive senza logiche educative. Ciò che è accaduto a Lavagna deve far riflettere tutti. Bisogna parlare delle condizioni dei detenuti, delle carceri italiane per capire che sono luoghi che non danno un’opportunità di riscatto e, come per l’accanimento terapeutico, si tradisce il dettato costituzionale.

Bisogna parlare di esplosione demografica nel sud del mondo e di flussi migratori, del perché tanta gente si muove verso l’Europa e di cosa fare in termini di inclusione, di rispetto dei diritti delle persone e di Stato di Diritto. Bisogna parlare dei valori fondativi del nostro vivere assieme che hanno reso il continente Europeo, il continente più ricco al mondo, in sostanziale pace dalla fine della seconda Guerra Mondiale. Nel prendere in considerazioni tutte le discriminazioni, purtroppo ancora in atto, non possiamo dimenticare quel che ha a che fare coi temi legati alle persone lesbiche, gay, transessuali e transgender, ma al sesso in generale, prostituzione e gestazione per altri, temi che sembrano difficili da affrontare ma che lo sono solo perché non vengono dibattuti pubblicamente e laicamente.

Sono temi che i giovani vivono, quotidianamente e che richiedono “guide” differenti, opinioni differenti che si confrontino per consentire la costruzione di una propria opinione. Dobbiamo avere il coraggio di parlare, dialogare, anche aspramente perché consapevoli che tutto ciò che un giovane ha più bisogno è chiarirsi le idee, conoscere per poter scegliere. Dobbiamo avere, tutti noi adulti, la responsabilità di fermarci per parlare: solo il dialogo permette di vincere assieme le sfide di un mondo in continuo rapido mutamento. Cambiare il racconto dei fenomeni, provare a governarli è nostra unica responsabilità.

MarcoMaria Freddi
Associazione Luca Coscioni
Radicali Italiani

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