E’ primavera, anzi è campagna elettorale, sbocciano le proposte dopo cinque anni di silenzio assoluto da parte del governo in bianco e nero dell’Amministrazione ex 5 stelle.
Il dieci percento di sconto per la Cosap sembra una proposta interessante ma se concesse solo a chi tiene l’area per almeno 7 mesi all’anno, non finirà con l’essere così tanto di vantaggio per il piccolo bar che vorrebbe mettere qualche tavolino fuori? E’ anche ovvio che gli esercizi più grandi e importanti che tengono i posti all’aperto tutto l’anno pagano fior di quattrini, giusto quindi aiutarli per l’affluenza che, solitamente, si abbassa nei mesi più freddi. Perché allora non concedere un abbassamento della tassa anziché uno sconto? Uno sconto, per definizione, aiuta qualcuno e basta. Dopo cinque anni di tasse al massimo, se si vuole veramente aiutare le attività, perché non concedere un ribasso? Il bilancio è in attivo per oltre 20 milioni di euro ma a Parma non lo si fa, non si concede nessun abbassamento delle tasse.
Ci sono poi le novità sulle valutazioni per le nuove attività di medie dimensioni. Le leggi hanno eliminato le licenze e diverse restrizioni, quale autorità ha il Comune per porre sotto valutazione l’apertura di nuovi esercizi quando non lo fanno le leggi? Come si può far pesare sulle spalle dei piccoli commercianti il “consumo del suolo zero” quando l’Amministrazione a bianco e nero ha approvato un nuovo centro commerciale da 170mila metri quadrati?
Come potrà un supermercato a conduzione famigliare (300-350 metri quadrati) “compensare” costruendo magari un punto noleggio bici? Come potrà assumere da subito dipendenti a tempo indeterminato? Questo dice il testo proposto dall’Amministrazione ex 5 stelle che vorrebbe incentivare il recupero del commercio in centro storico e ha risultato diametralmente opposto: si complica la vita ai commercianti. Vinceranno i più forti, le catene, i grandi supermercati che possono permettersi “compensazioni” anche importanti, spese che vanno poi a incentivare la pubblicità. Per esempio un supermercato di grandi dimensioni potrebbe rimborsare il biglietto dell’autobus, come recita il testo proposto dal Comune, ovvero una forma pubblicitaria per lo stesso supermercato che va a “schiacciare” ancora di più i piccoli commercianti che avranno vita ancora più difficile, che non sapranno come contrastare il calo delle vendite se non chiudendo.
E’ questo che vogliamo? L’Assessore Casa dice anche che le somme ricavate verranno utilizzate per sostenere chi vuole aprire in centro storico, per il commercio di vicinato ci saranno bandi e sgravi fiscali. Non si insedieranno forse negozi “apri & chiudi”? Ovvero quelle attività messe in piedi per godere delle agevolazioni che appena finiti i soldi spariscono nel nulla lasciando solo debiti come strascico. I bandi aggravano il lavoro delle piccole attività, come si può pensare per esempio che una piccola salumeria partecipi a un bando, prepari le carte necessarie, segua le procedure. Anche in questo caso si avvantaggiano catene e marchi oppure le attività “apri & chiudi”. La soluzione è una ricetta che ha pochi ingredienti: semplicità, coerenza, attenzione e un pizzico di allegria. Il Comune deve coordinarsi con le associazioni di categoria, deve osservare le piccole realtà e in alcuni casi verificare la necessità di supporto. Se un Comune non ha queste possibilità allora deve cambiare, altrimenti non è un Comune ma una Spa che emette bandi e decide dal torrione più alto del castello. Non c’è bisogno di scomodare il laboratorio Urb&com del Politecnico di Milano, a cui si è rivolto il Comune, basta entrare in tre bottegucce ma di quelle piccole in cui lavora solo una persona a schiena ricurva per troppe ore al giorno e fare una semplice domanda: “come posso aiutarla perché arrivi alla fine del mese?”.
Giuseppe Pellacini
Consigliere comunale
Centristi per Parma