“Lo zio mi ha violentata, abusa di me da anni”. L’accusa terribile è stata messa nero su bianco da una ragazza somala di 29 anni, nel novembre 2014. Ma per i Carabinieri quella storia era poco convincente. Troppe incongruenze, tanti punti oscuri sui quali più si indagava e meno credibile diventava quel raccolto dell’inconsolabile vittima. Fin quando la donna è crollata: “Mi sono inventata tutto”.
E ora per quell’accusa così infamante, la 29enne è stata condannata a un anno e 4 mesi di reclusione con l’accusa di calunnia, ma ha avuto il beneficio della sospensione condizionale. La storia, infatti, era ben altra e non certo confessabile al 35enne con la quale nel 2014 si era fidanzata da qualche mese. Prima un appuntamento mancato, poi la discussione in casa della ragazza, quindi un preservativo usato che scivola fuori dalla borsetta.
Proprio quest’ultimo è difficile da spiegare. Il 35enne va via infuriato e il giorno dopo, per riconquistarlo, la 29enne si inventa l’incredibile storia. La violenza sessuale dello zio, anni di abusi. L’uomo le crede e insieme vanno a fare denuncia. Durante gli interrogatori successivi, però, la ragazza crolla: in realtà si prostituiva da due anni per bisogno di denaro, dopo essersi allontanata dalla famiglia. Una storia che ora le è costata la condanna in tribunale.