“Va a farti esplodere con gli altri!”. Questa una delle frasi più gentili che una donna marocchina, di religione musulmana, ha dovuto subire in dieci anni di matrimonio con un parmigiano oggi 45enne. Il tutto anche davanti alle figlie ancora minori. Il problema non era però l’Islam, ma la droga che l’uomo assumeva e che finiva con l’accrescere la sua gelosia nei confronti della moglie.
Quei dieci anni di violenze domestiche, tanto fisiche quanto psicologiche, sopportate in silenzio dalla donna, sono state ricostruite oggi in tribunale a Parma, dove l’uomo è comparso per rispondere di maltrattamenti in famiglia aggravati perché commessi in presenza di minori, oltre che di lesioni. Il gup Maria Cristina Sarli, con il rito abbreviato, ha condannato il 45enne parmigiano a 2 anni e mezzo di reclusione, oltre al risarcimento di 10 mila euro immediatamente esecutivo in favore dell’ormai ex moglie che si è costituita parte civile. Si tratta comunque di una provvisionale, perché la donna può ancora rivolgersi al tribunale civile per la quantificazione del danno complessivo.
Ad impressionare di più non tanto le botte o i piatti spaccati dall’uomo durante le sue furiose aggressioni, oppure una tazzina di caffè bollente lanciata sulla faccia della compagna, quanto gli agghiaccianti maltrattamenti messi in atto durante la gravidanza della moglie per costringerla ad abortire. Cosa che la donna non ha fatto, resistendo con tutte le sue forze. Nel luglio 2016 la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha convinto la donna a lasciare la casa insieme alle sue figlie. Dopo è arrivata anche la denuncia che ha fatto scattare prima il divieto di avvicinamento all’ex moglie e alle figlie, e dopo la condanna.