“Sono stati giorni non facili nei quali riflessioni personali e politiche si sono intrecciate con la volontà di mantenere uno stretto legame con le persone che in questi anni mi hanno sostenuta. Proprio raccogliendo l’appello della ‘base’ all’unità, ho deciso per ora di rimanere nel Partito Democratico e condurre fino in fondo la battaglia congressuale per correggere quegli errori che, nella conduzione della nostra comunità politica e del governo del Paese, abbiamo commesso e che hanno portato tante persone ad allontanarsi dal PD”.
Lo annuncia la deputata parmigiana del Pd, Patrizia Maestri, che tanto si è spesa in questi anni a Roma, così come aveva fatto prima nella Cgil. Ma nelle sue parole c’è anche tanta amarezza.
“Matteo Renzi ha dimostrato di non saper essere la sintesi di cui il centrosinistra, per essere forza di governo e maggioranza nella società, ha bisogno. Non ha avuto rispetto per la nostra collettività e ora è il partito a pagarne le conseguenze – ha spiegato Patrizia Maestri –. Il PD deve tornare ad essere, anzitutto, una comunità di valori e ideali e non solo l’arena in cui combattere per le proprie ambizioni personali. In questi anni di Governo sono state fatte riforme importanti che spesso, per arroganza, sono state calate dall’alto sui lavoratori, sui giovani, sugli insegnanti, sui corpi sociali intermedi, e questi le hanno respinte con forza. Come dimostra l’esito referendario del 4 dicembre”.
Ma più che una decisione, quella assunta da Patrizia Maestri e una sospensione. Sospensione del giudizio, come del suo futuro sotto il simbolo dei Dem. Insomma, qualcosa si è davvero spezzato e il congresso, mai come questa volta, sembra essere diventato davvero l’ultima chiamata per rimettere a posto le cose.
“Restare nel Partito ha senso se ci saranno le condizioni per un vero cambiamento. Altrimenti le scelte non potranno che essere diverse. Pur rispettando e comprendendo le motivazioni politiche alla base di coloro che hanno scelto di uscire dal partito – ha concluso Patrizia Maestri – ho deciso di rimanere nel PD e sostenere la candidatura di Andrea Orlando al congresso nazionale e alle primarie del 30 aprile. Insieme a Cesare Damiano e a Gianni Cuperlo siamo impegnati per arricchire la piattaforma programmatica del PD con i temi del lavoro e della solidarietà sociale, centrali per il nostro Paese. Orlando può, insieme ad altri, farsi interprete di queste istanze nel Partito e nella costruzione di un centrosinistra inclusivo e di governo”.