Tratta e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Con queste accuse è stata arrestata venerdì a Parma Sylvia Aghimen, 33 anni, nota nell’ambiente come Olivia, intercettata dagli agenti della Squadra mobile diretta da Cosimo Romano in casa di una parente, in via Cavallotti. L’arresto rientra nell’ambito dell’operazione Bross, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e dalla locale Squadre mobile. La donna, in Italia con un permesso di soggiorno per motivi umanitari, forse sentendosi braccata aveva cambiato spesso residenza in quest’ultimo periodo, ma non è sfuggita alla Squadra mobile parmigiana ed è così finita nel carcere femminile di Modena, a disposizione dell’autorità giudiziaria etnea. A Ferrara, invece, è finito in manette Asiruwa Algbedo, 35 anni, soprannominato Assy. Vittime dei trafficanti di esseri umani, giovanissime ragazze nigeriane.
La Procura di Catania contesta ai due anche le aggravanti di avere esposto a pericolo l’incolumità delle persone trasportate, avendole fatte imbarcare su barconi stracarichi e senza misure di sicurezza, il tutto per reclutare “schiave” per la prostituzione.
L’inchiesta è partita nel marzo 2016 in seguito alla denuncia di una ragazza nigeriana, che ha fornito alla Polizia tutti i dettagli del viaggio verso l’Italia. L’organizzazione inoltre l’aveva convinta, tramite una donna, Precious, che avrebbe potuto raggiungere l’Europa, dove poter studiare. Sottoposta a rito voodoo, la ragazza è quindi partita con altre 13 giovani donne nigeriane. Una vera odissea. Prima una settimana in una casa di Benin City, poi in pullman fino in Libia, a Zwara, dove è rimasta un mese in un altro appartamento. Quindi, insieme ad altre cinque connazionali, è stata consegnata ad uomini arabi che per una settimana l’hanno vessata e violentata. Dopo è stata portata in una spiaggia, dove a bordo di un gommone stracolmo di migranti ha iniziato il viaggio verso l’Italia. Soccorsi in alto mare, la giovane è finita al Cara di Mineo, nel Catanese.
Ma l’inferno non era ancora finito e la giovane nigeriana, insieme a una connazionale, ci si sono infilate praticamente da sole. Come da istruzioni ricevute, le due hanno contattato telefonicamente il fratello di quella Precious, ovvero Assy Aigbedo, che vive a Ferrara insieme alla convivente Silvya, che si fa chiamare “Olivia”. L’uomo ha subito organizzato il viaggio e una volta nella cittadina emiliana, le due ragazze sono state condotte a casa dell’uomo e informate che per rimborsare il costo del viaggio – ben 25 mila euro – avrebbero dovuto prostituirsi. Al rifiuto di questa prospettiva, le due sono state picchiate selvaggiamente e più volte dalla coppia. Caduta ogni resistenza, le due nigeriane sono state poi condotte al “joint”, ovvero al marciapiede lungo il quale doveva prostituirsi e informate delle tariffe delle singole prestazioni.
Ma la ragazza partita dalla Nigeria per poter studiare, è riuscita ad eludere la sorveglianza e a tornare a Catania dove, senza soldi e documenti, ha iniziato comunque a prostituirsi. In seguito a un controllo della Polizia, la giovane non ha più retto a quella vita infernale e agli agenti ha chiesto disperatamente aiuto. Affidata ad una associazione antitratta e rincuorata, la ragazza ha quindi iniziato a denunciare il suo calvario e tutti gli aguzzini. Pur temendo molto il rito Vodoo al quale era stata sottoposta e anche Assy. Le sue dichiarazioni, arricchite dai riscontri raccolti dalla squadra mobile, ha portato alla luce una banda nigeriana che promuoveva, organizzava, finanziava ed effettuava il trasporto illegale di giovani donne nigeriane da destinare alla prostituzione. Assy, a Ferrara, teneva anche un quaderno in cui annotava, accanto al nome di ognuna delle ragazze, le somme incassate. E quando qualcuna scappava, contattava le famiglie in Nigeria minacciandole pesantemente. Già perché anche il Vodoo, per concretizzarsi, ha bisogno delle sporche mani dell’uomo. Olivia, invece, si occupava di controllare che le giovani connazionali si prostituissero secondo le indicazioni ricevute.