La Provincia di Parma si è vista sfilare dalla cassa ben 53 milioni di euro in soli tre anni per lo più sotto l’esecutivo di Matteo Renzi ed ora ne chiede conto al governo di Paolo Gentiloni.
”Governo e Parlamento devono garantirci i finanziamenti necessari per assicurare alle nostre comunità servizi essenziali, dalle scuole superiori alle strade provinciali, molte delle quali ormai in condizioni drammatiche: abbiamo bisogno di risposte concrete e rapide – afferma il presidente della Provincia di Parma, Filippo Fritelli, condividendo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Unione Province d’Italia –. Ad oggi non abbiamo fondi sufficienti neanche per chiudere il bilancio di quest’anno, ci mancano 9 milioni e 400 mila euro. E il bilancio andrebbe approvato entro il 31 marzo. Ad oggi è impossibile, per noi come per le altre Province italiane“.
Dopo il referendum del 4 dicembre scorso, che ha cancellato la riforma costituzionale voluta dall’ex premier Renzi e dal suo ministro Maria Elena Boschi – entrambi passati in città proprio per sostenere le ragioni del sì – le Province sono state confermate quello che erano, cioè enti di rilevanza costituzionale, titolari di funzioni amministrative, con proprie entrate, che dovrebbero consentire di finanziare integralmente tali funzioni. Ma la Legge di Stabilità 2014, considerando le Province enti “in attesa della riforma costituzionale”, ovvero morti che camminano, ne ha svuotato le casse, provocando l’attuale stato di emergenza sui servizi essenziali.
Per la Provincia di Parma i prelievi dal bilancio sono stati pesanti: 12 milioni di euro per il 2015, 17 milioni per il 2016 (quasi pari alle entrate da Rc auto, su un bilancio di 80 milioni di euro), e 24 milioni per il 2017. Nel 2016 la decisione del Consiglio di sforare il Patto di stabilità, per far fronte alle esigenze del territorio e velocizzare i pagamenti alle imprese.
“Non si può neanche più parlare di “tagli”, ma di un vero e proprio prelievo di risorse proprie dai bilanci delle Province verso lo Stato – spiega Fritelli –. Alle Province ormai resta solo il 3% dei tributi locali, cioè delle tasse dei cittadini residenti sul proprio territorio. Questi prelievi vanno contro il dettato costituzionale e impediscono all’ente locale di svolgere i propri compiti. In queste condizioni come può la Provincia di Parma continuare a gestire i 1400 km di strade provinciali, in gran parte in territorio montano, la ventina di scuole superiori di sua pertinenza, gli edifici storici che sono uno straordinario patrimonio collettivo come la Reggia di Colorno? Per mettere in sicurezza le infrastrutture e il territorio abbiamo bisogno di avere nei nostri organici le professionalità indispensabili, già ridotte per legge del 50% in due anni e le risorse per ricominciare a investire, dando così anche un contributo allo sviluppo dell’economia locale“.
Fritelli fa proprie tutte le richieste e le rivendicazioni dell’Upi: “Dobbiamo tornare a disporre delle risorse sufficienti ad assicurare la piena erogazione dei servizi a favore delle comunità che amministriamo, secondo parametri che identifichino i fabbisogni finanziari reali – afferma – Solo così potremo garantire diritti e dignità ai nostri cittadini, anche a quelli che vivono al di fuori del capoluogo, che sono quasi il 60% della popolazione del Parmense”.
E ricorda che “come amministratori abbiamo fatto la nostra parte: da due anni a questa parte nessuno di noi percepisce compensi, ma esercitiamo gratuitamente la nostra funzione di presidente e consiglieri provinciali, caso unico tra le istituzioni della Repubblica. Ora chiediamo che questi risparmi dei costi della politica vengano messi a disposizione delle nostre comunità: siano riconosciuti e restino nei bilanci delle Province”.
Nei giorni scorsi l’Unione Province d’Italia ha incontrato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per presentare il proprio appello per una soluzione urgente del problema, che coinvolge tutte le Province italiane. L’Upi ha chiesto che il Governo affronti la questione con un decreto-legge e che il Parlamento porti il tema al centro della discussione di Camera e Senato.
Le priorità dell’Upi da inserire nel decreto legge
Fermo restando l’azzeramento del taglio di ulteriori 650 milioni per il 2017 è indispensabile:
- Assegnare alle Province almeno 250 milioni aggiuntivi per l’esercizio delle funzioni fondamentali necessari per garantire la sicurezza e i servizi adeguati ai cittadini.
- Assegnare alle Province almeno 300 milioni del fondo Anas per la manutenzione straordinaria delle strade provinciali, così da aprire le opere necessarie per riportare in sicurezza questa rete viaria strategica.
- Lasciare nei bilanci delle Province i risparmi dei costi della politica determinati dalla gratuità totale dei Presidenti e dei Consiglieri provinciali.
- Ripristinare l’autonomia organizzativa degli enti attraverso la soppressione del comma 420 della legge 190/2014;
- Eliminare la prospettiva transitoria e le incongruenze della Legge 56/14. La legge che regola una istituzione costitutiva della Repubblica ai sensi dell’art 114 non può essere temporanea.
- Cancellare le sanzioni per le Province che hanno sforato il patto di stabilità 2017: lo sforamento è stato indotto dai tagli ai bilanci e dall’uso degli strumenti straordinari che il Governo ha obbligato ad usare pur di chiudere i bilanci.
- Consentire alle Province in via straordinaria anche per il 2017 di utilizzare gli avanzi di amministrazione per assicurare gli equilibri dei bilanci.
Senza il Decreto Legge, afferma l’Upi, nessuna Provincia sarà in grado né di approvare i bilanci né di erogare i servizi: una evenienza che non si è mai verificata prima nella storia del Paese.