Pestaggi, baby gang e vandalismi sono fra i temi più caldi delle ultime settimane a Parma e il consigliere Roberto Ghiretti prende carta, penna e calamaio per chiamare in causa direttamente gli assessori al Welfare, Laura Rossi, e allo Sport, Giovanni Marani, oltre che il presidente del consiglio comunale Marco Vagnozzi. Nel mirino le politiche giovanili che avrebbero determinato – secondo il leader di Parma Unita – questa deriva.
“In questi anni in più occasioni mi avete sentito ribadire la necessità di reimpostare la tematica giovanile su basi più solide e concrete: sono stato spesso ignorato e talvolta sbeffeggiato – ricorda Ghiretti nella lettera inviata ai vertici del Comune -. Il sindaco ricorderà l’aneddoto sui paninari che ci ha gentilmente propinato tempo fa. Non mi importa, la gente ha osservato e ha saputo giudicare. Nel frattempo i fenomeni di disagio minorile si sono moltiplicati e hanno previsto i gravi fatti di cronaca di cui certamente tutti avrete letto sui quotidiani. Mi sono preso la briga di andarmi a leggere i documenti relativi ad alcuni progetti come per esempio Teseo, che riguarda il benessere e il disagio a scuola, e mi è stato perfettamente chiaro perché siamo giunti in questa situazione. Una serie di righe di buoni propositi, vaghe e incapaci di definire le linee d’azione da adottare come risposta. Il numero di operatori in classe e per strada sono infinitamente inferiori di numero del necessario e certamente meno visibili nei luoghi del degrado. Le attività in strada – continua Ghiretti – organizzate con le società sportive sono ormai pari allo zero, e con esse sono scomparsi anche i momenti di promozione dei valori fondanti dello sport: l’antirazzismo, il coinvolgimento, la voglia di vivere bene“.
“Sarebbe ora che il mondo adulto la piantasse di dare colpe e pagelline, e mi riferisco in particolar modo al nostro primo cittadino, e cominciasse a stabilire una scala di colpe e omissioni da cui far partire la risposta – conclude il consigliere di opposizione -. Non c’è nulla di male nell’aver sbagliato, ma nel non ammetterlo si sceglie di lasciare quei ragazzi nella difficoltà esistenziale che dimostrano di vivere: a noi adulti la responsabilità di una soluzione”.