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Comune di Parma: non ci sarà nessuna “rottamazione” delle cartelle per tributi e multe

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Per i contribuenti parmigiani non ci sono buone notizie. Il Comune di Parma non aderisce alla “rottamazione” delle ingiunzioni per tributi locali e infrazioni al Codice della Strada, introdotta dal decreto fiscale 193/16 convertito in legge 225/16. Non ci saranno sconti, dunque, su sanzioni ed interessi previsti dalla norma statale, in maniera impositiva sugli enti assistiti da Equitalia e a libera discrezioni di quelli, come il Comune di Parma, che hanno una società di riscossione in house, ovvero Parma Gestione Entrate Spa che è operativa dal 2006.

 

Dopo un’attenta valutazione, anche il Comune di Parma, come molti grandi capoluoghi – spiega in una nota l’amministrazione del sindaco Federico Pizzarotti – ha optato per non aderire alla “rottamazione” poiché non risulterebbe assolutamente conveniente per il cittadino e neppure per l’Ente, oltre a poter risultare in certa misura iniqua per i contribuenti“.
Le motivazioni alla base di questa decisione sono diverse.
Utilizzando infatti come modalità di riscossione l’ingiunzione di pagamento, è stato previsto da regolamento che sulle somme ingiunte gli interessi siano calcolati al tasso legale aumentato di solo 1,5 punti percentuali, contro i 3 punti che sarebbero consentiti e, comunque, in misura inferiore rispetto agli interessi applicati da Equitalia – spiegano dal Comune -. In secondo luogo, sulle sanzioni per violazioni amministrative, comprese quelle del Codice della strada, Parma Gestione Entrate, a differenza di Equitalia, non ha applicato la maggiorazione del 10% a semestre dalla data di esigibilità a quella di emissione dell’ingiunzione. Quindi il beneficio che il contribuente avrebbe in caso di “rottamazione” sarebbe soltanto apparente e non effettivo. Ad esempio, con la “rottamazione” di ingiunzioni relative a sanzioni del Codice della strada, il cittadino otterrebbe lo sgravio dei soli interessi legali, ma dovrebbe comunque corrispondere la multa raddoppiata e con le spese di procedimento e di notifica, ripartendo il debito in un numero di rate ridotto (5) a fronte delle 72 rate concesse dalla normativa vigente in tema di riscossione coattiva. Oltre a ciò, il periodo di durata del piano di rientro verrebbe ad essere più ristretto (di soli due anni), rispetto al maggior lasso temporale degli ordinari piani di rientro rateali oggi applicati”.

L’unico canone che avrebbe potuto portare un vantaggio per i cittadini, in termine di “rottamazione”, è il Cosap – sottolineano ancora da Piazza Garibaldi -. Anche su questo specifico tema il Comune di Parma, in un’ottica di equità verso tutti i citadini, ha preferito non aderire, non volendo “discriminare” tutti i contribuenti che in questi anni hanno pagato puntualmente i canoni COSAP comunali, data inoltre la scarsa rilevanza degli importi e il basso numero di contribuenti coinvolti. L’operazione, una volta definita, verrebbe a palesarsi poco conveniente, andando a deludere le aspettative dei richiedenti, rischiando di essere intesa, dai cittadini che hanno correttamente pagato in questi anni, come un mancato riconoscimento della loro correttezza civica“.

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