Campagna del pomodoro, botta e risposta tra Coldiretti e l’Organizzazione di Ferrari

Campagna del pomodoro, botta e risposta tra Coldiretti e l’Organizzazione di Ferrari

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Mauro Tonello - ColdirettiNon si può programmare nulla quando le semine sono già fatte. Questo in sintesi l’epilogo, secondo Coldiretti Emilia Romagna, della riunione a Parma tra organizzazioni di prodotto e associazioni professionali in preparazione dell’incontro con gli industriali in programma oggi per definire la Campagna del pomodoro 2016. “Non si può fare una programmazione al 20 febbraio – si legge in una nota di Coldiretti – perché i produttori hanno già programmato le semine. Tutto questo denota il fallimento dell’interprofessione che non riesce a gestire domanda e offerta e di conseguenza non riesce a valorizzare il nostro prodotto”.

Diventa sempre più impellente – ha detto il presidente di Coldiretti regionale, Mauro Tonellocambiare le regole per riuscire a promuovere l’eccellenza della nostra produzione. La lunga esperienza e le conoscenze dei nostri produttori nei campi, dove da anni sono diffuse tecniche a basso impatto ambientale, e il know how dell’industria hanno reso il pomodoro un prodotto di alta qualità, sia in termini di garanzie organolettiche sia in termini di garanzie sanitarie e sociali. È un risultato che si ottiene, sia nei campi sia nell’industria di trasformazione, con il rispetto di corrette e costose regole di produzione il cui valore non sempre viene riconosciuto sia nei campi sia nella trasformazione. Purtroppo non riusciamo ad ottenere il giusto valore lungo tutta la filiera e a promuovere la giusta valorizzazione verso la società civile. In questo momento diventa ancora più importante promuovere ciò che distingue la nostra produzione – afferma Tonello – se consideriamo che a gennaio sono raddoppiate le importazioni di pomodoro del Marocco dopo l’accordo con Bruxelles. Se vogliamo continuare a mantenere le leadership sul mercato (non dimentichiamo che l’Emilia Romagna con un milione e mezzo di tonnellate produce un terzo della produzione nazionale di pomodoro) dobbiamo farci apprezzare dal consumatore proprio per la qualità e la salubrità delle nostre passate e dei nostri pelati. Per questo – conclude Tonello – riteniamo che per i nostri obiettivi sia più adeguato ed efficace create un vero e proprio distretto del pomodoro”.

Intanto, per il 2016, Coldiretti Emilia Romagna invita i soci a verificare presso le proprie organizzazioni di prodotto che il pomodoro che è stato loro chiesto di piantare sia veramente già venduto e a che prezzo, facendosi mostrare i contratti reali, visto che a fronte di una richiesta della parte industriale di una diminuzione di superfici, risulta che vi siano invece organizzazioni di prodotto che chiedano agli agricoltori di seminare maggiori superfici.

E non si è fatta certo attendere la replica dell’Organizzazione interprofessionale del Pomodoro da Industria Nord Italia. “La trattativa per la determinazione dei prezzi non è assolutamente tra i compiti dell’Oi, anzi è la stessa normativa europea che stabilisce i compiti di un’organizzazione interprofessionale, vietando esplicitamente di intervenire su questi temi”, chiarisce il presidente Pier Luigi Ferrari.

Pierluigi Ferrari

Non è possibile – aggiunge Ferrari – una diretta partecipazione dell’Oi nella trattativa per definire l’accordo, materia che è e resta di solo appannaggio dei soggetti economici della filiera: le organizzazioni dei produttori e le rappresentanze delle imprese di trasformazione. L’OI è impegnata a svolgere le attività proprie dell’interprofessione quali il rafforzamento della posizione competitiva del sistema produttivo territoriale e la rappresentanza delle istanze della filiera nel suo complesso. Tuttavia è con la piena consapevolezza dell’importanza di questa delicata fase della trattativa che l’Oi chiede ai soggetti coinvolti la massima disponibilità e la massima  responsabilità per agire nell’ottica della coesione. Richiamo tutti, sia parte agricola che industriale – conclude il presidente -, nel rispetto delle singole posizioni, a lavorare per trovare una soluzione condivisa che sia realmente in grado di valorizzare il nostro prodotto e che sia rispondente alle condizioni di mercato”.

Non poteva mancare la controreplica di Coldiretti. Sempre con il presidente regionale Mauro Tonello: Ci fa piacere che il presidente dell’organizzazione interprofessionale del pomodoro, Pierluigi Ferrari, abbia colto l’occasione delle dichiarazioni di Coldiretti per andare a rileggersi le normative europee e scoprire che compito dell’interprofessione non è il prezzo, ma la programmazione delle produzioni“.

La replica di Ferrari, insomma, non va giù ai produttori. E Coldiretti ribadisce il fallimento dell’Organizzazione interprofessionale (Oi) del pomodoro “che da anni non riesce a svolgere il suo ruolo di programmazione e valorizzazione del prodotto“.

È proprio vero – aggiunge Tonello – che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Le nostre critiche sono rivolte alla sistematica incapacità di programmare le produzioni, con incontri che si svolgono quando ogni produttore serio ha già deciso quanti ettari investire a pomodoro. La programmazione è il passo fondamentale da cui deriva un giusto equilibrio tra domanda e offerta e, quindi, una adeguata valorizzazione del prodotto lungo tutta la filiera. Ed è proprio in questo che l’Oi pomodoro ha fallito. Come diceva Albert Einstein, ‘è folle continuare a fare le stesse cose sperando di ottenere risultati diversi’. Noi da anni insistiamo sull’interprofessione senza risultati concreti: per questo crediamo sia arrivato il momento di promuovere un vero e proprio distretto del pomodoro per salvare un prodotto di qualità insidiato da importazioni anonime. La mancanza di programmazione – conclude Tonello – ha consentito un aumento delle importazioni di pomodoro dell11,5 per cento solo negli ultimi due anni, raggiungendo nel 2015 la cifra di 151,5 milioni di chilogrammi, favorendo la diffusione di prodotto di dubbia qualità, anche perché manca la trasparenza dell’origine. Per questo Coldiretti chiede l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti che attualmente per il pomodoro vale solo per la passata, ma non per il concentrato o per i sughi pronti. A rischio c’è uno dei settori simbolo del made in Italy nel mondo“.

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