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Comune di Parma toglie il figlio al padre dopo un rimprovero: mega richiesta danni da parte della famiglia

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Mega richiesta di risarcimento danni in arrivo al Comune di Parma da parte di una famiglia alla quale era stato sottratto un figlio per presunti maltrattamenti. La questione si è chiusa in 48 ore con il ritorno a casa del ragazzino, ma la famiglia si è rivolta adesso al Movimento Nuovi Consumatori per chiedere un cospicuo risarcimento al Comune.

Il provvedimento, secondo quanto disposto dall’articolo 403 del codice civile, era stato firmato dal vicesindaco Nicoletta Paci ed è stato accompagnato da una denuncia per maltrattamenti costata al padre un procedimento penale.

Il ragazzino – prelevato a scuola senza informare la famiglia – è stato ospitato per due giorni in una struttura protetta prima di essere riconsegnato alla famiglia dallo stesso Comune di Parma con un provvedimento urgente firmato dal sindaco Federico Pizzarotti. Il procedimento penale contro il padre, invece, è andato avanti diversi mesi prima di essere archiviato su richiesta della stessa Procura della Repubblica.

Una tempesta finita in una bolla di sapone, ma che ha lasciato il segno nella famiglia – padre dipendente di una nota azienda, madre collaboratrice scolastica e tre figli da mantenere – che ora chiede i danni al Comune. E si prepara a una lunga battaglia anche nelle aula di giustizia affiancata da Filippo Greci, presidente dei Nuovi Consumatori. La madre soffre ancora oggi di attacchi d’ansia per quella brutta vicenda ed ha pure degli svenimenti.

Ma come è nato l’equivoco? Pare da un fermo rimprovero da parte del padre la sera precedente: il ragazzino non aveva fatto i compiti. Il ragazzo all’epoca dei fatti – tre anni fa, nell’aprile del 2014 – aveva 13 anni e frequentava la seconda media. A scuola, il giorno dopo, aveva qualche graffio sul collo. Raccontò prima che quattro ragazzi incappucciati gli avevano tirato via la collanina, poi che era stato il padre a prenderlo per il collo.

In realtà il padre gli aveva dato soltanto uno schiaffo perché invece di studiare stava davanti al pc ed ha reagito male quando il genitore glielo ha spento. Tutto qui. Una serata finita in camera, in silenzio. Una punizione.

Agghiacciante il racconto dei genitori su quanto accaduto il giorno dopo. Nessuno li ha avvisati del “prelievo” a scuola del 13enne e per oltre due ore dopo la chiusura della scuola i genitori non avevano alcuna notizia di lui. Fin quando una telefonata li invitava a presentarsi in Comune alle 16. Soltanto allora sono stati informati del fatto che il ragazzo era stato affidato ad una struttura protetta perché il padre lo aveva picchiato. Un dramma. Il ragazzino, però, che all’epoca era seguito anche da uno psicologo ha poi chiarito tutto e dopo 48 ore è tornato dalla sua famiglia. Spaventato per le possibili conseguenze, abbracciato forte per lo scampato pericolo.

Ma i problemi per la famigliola non sono finiti qui. Per oltre un anno è stata seguita dagli assistenti sociali e da uno psicologo. Fin quando la Procura ha chiesto l’archiviazione del caso perché assolutamente infondato. Un’incredibile odissea. La famiglia si chiede oggi perché non siano stati fatti gli accertamenti del caso prima di arrivare a prelevare il figlio a scuola. I genitori puntano l’indice anche contro l’Istituto comprensivo dal quale tutto è partito.

Dal Comune di Parma, intanto, fanno sapere che la procedura seguita è corretta, in quanto, dal racconto del ragazzino, sarebbe emersa la necessità di una tempestiva protezione del minore.

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