La meningite fa paura e in diverse zone d’Italia è già scattata la corsa alla vaccinazione. I numerosi casi registrati negli ultimi mesi soprattutto nella vicina Toscana, ma anche in Liguria dove sono risultati positivi una donna peruviana residente a Chiavari e un indiano che abita a Genova, qualche preoccupazione la suscitano anche tra i parmigiani. Nonostante alcuni decessi dalla Campania alla Toscana, dall’Istituto superiore della Sanità negano l’esistenza di un allarme meningite. E considerano fisiologici 1.000 casi all’anno in tutta Italia.
Ma a Parma quali sono i numeri relativi alla meningite batterica? L’Ausl provinciale comunica all’Eco di Parma che nel 2016 si sono registrati 12 casi di meningite contro i 23 dell’anno precedente. Incidenza in calo, dunque, praticamente dimezzata, ma è riduttivo parlare solo di meningite. La grave infiammazione è infatti provocata da batteri diversi.
Nel 2016, dei 12 casi di meningite batterica accertati, 1 è stato attribuito al meningococco (tipo B), gli altri 11 da batteri diversi (tra cui stafilococco, streptococco e pneumococco).
In questi ultimi giorni sono stati almeno 150 i cittadini di Parma che hanno chiesto ai servizi dell’Ausl di potersi vaccinare. Una corsa al vaccino che – fanno sapere le autorità sanitarie – è ingiustificata, perché non esiste un allarme in materia.
COS’E’ LA MENINGITE?
La malattia invasiva causata da Neisseria meningitidis (meningococco) si manifesta come infiammazione delle meningi, membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale, o come sepsi (infezione del sangue). I tipi di meningococco che danno più frequentemente malattia nell’uomo sono: B e C, più frequenti in Italia, A, W135, Y.
Il meningococco può essere presente nel naso e nella gola di molte persone in buona salute, i “portatori sani” (il 10% della popolazione, il 25% dei giovani); tali soggetti possono trasmettere il germe ad altri.
Il meningococco si trasmette da persona a persona attraverso le goccioline emesse con tosse, starnuti, baci… Il meningococco non vive più di pochi minuti al di fuori dell’organismo, per questo la malattia non si diffonde così facilmente come il comune raffreddore o come l’influenza e non è necessario effettuare disinfezioni straordinarie nei luoghi di vita e di lavoro.
Solo una piccolissima percentuale delle persone che ospitano il meningococco sviluppa la meningite o la sepsi. La meningite da meningococco esordisce in genere bruscamente con febbre, cefalea (mal di testa) intensa, nausea, spesso vomito, rigidità nucale (difficoltà e dolore alla flessione della testa sul tronco), fastidio intenso alla luce (fotofobia). Nei casi fulminanti possono manifestarsi petecchie, shock, coma.
I FATTORI DI RISCHIO
Fattori di rischio per la malattia sono l’età (la maggiore incidenza di malattia si ha nei bambini di età inferiore a 5 anni; e nei ragazzi tra 15 e 25 anni), la stagionalità (la malattia è più comune tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera), essere familiari dei casi (il rischio di malattia è più alto nei contatti stretti familiari che nella popolazione generale), alcuni stili di vita (il fumo attivo e passivo, l’uso di alcol, la tossicodipendenza) e alcune patologie o condizioni (alcune immunodeficienze congenite o acquisite), l’asplenia, il diabete mellito, l’insufficienza renale…
Esiste un rischio minimo ma reale, che le persone che vivono nella stessa casa della persona ammalata possano sviluppare la malattia meningococcica. Questo avviene perché il portatore sano che ha contagiato il paziente può diffondere il germe ad altri.
Per questo motivo gli operatori dei Servizio Igiene e Sanità Pubblica e della Pediatria di Comunità, allertati tempestivamente dai medici che assistono il malato, cercano di raggiungere tutti i contatti a rischio per fornire informazioni e offrire una breve terapia antibiotica, con lo scopo di eliminare il meningococco dal naso e dalla gola del portatore. Dal momento tuttavia che si possono verificare casi di malattia anche nelle persone che hanno preso l’antibiotico, è importante che ognuno sia a conoscenza dei sintomi della malattia e che sia avvisato anche il medico curante.
A volte i Servizi identificano altri contatti a minore rischio a cui fornire informazioni e terapia antibiotica, ad esempio: partner, bambini e operatori dell’asilo nido o della scuola materna, compagni di classe di elementari e medie, operatori sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente, compagni di collegi… È importante che la decisione sulle misure di prevenzione da attuare sia presa dai competenti Servizi, poiché l’uso diffuso di antibiotici può essere dannoso.
COME DIFENDERSI DALLA MALATTIA
Esiste un vaccino contro il meningococco C, offerto in Emilia-Romagna gratuitamente a tutti i nuovi nati a un anno di età e agli adolescenti, che induce una protezione specifica superiore al 90% entro due settimane e che presenta efficacia sia contro la malattia che nei confronti dello stato di portatore sano, con una conseguente riduzione della trasmissione del germe. Esiste anche un vaccino contro il meningococco A,C,W,Y che può essere utilizzato a partire dai 12 mesi di età e che agisce anche sullo stato di portatore e un nuovissimo vaccino contro il meningococco B utilizzabile dai 2 mesi di età.
Il vaccino può essere offerto dai Servizi Igiene e Sanità Pubblica e Pediatria di Comunità ai contatti a rischio sottoposti a profilassi antibiotica se il caso di malattia è stato causato da meningococco C o, più raramente, da altri gruppi.