Il Natale per noi quest’anno ha il sapore dolce dei cachi. Siamo contenti perché la “festa del raccolto urbano” è una vittoria del fronte ambientalista, al quale Legambiente ha dato il suo apporto, discreto ed essenziale. Ringraziamo gli attivisti che si sono battuti in prima linea, le altre associazioni e i cittadini cui sta a cuore l’ambiente. Stimiamo di aver raccolto 1 tonnellata di cachi, grazie all’apporto di un centinaio di volontari, gli scorsi 10 e 11 dicembre. Tutti i cachi sono stati donati gratuitamente ai cittadini, singolarmente o tramite l’Emporio Solidarietà.
È tuttavia una vittoria con perdite, dato che 25 piante di cachi in via Picedi Benettini e in via Pellizzari sono state abbattute, e soprattutto è una battaglia che non avremmo mai voluto combattere: mai avremmo creduto che il Comune di Parma desse il via ad un’operazione insensata di annientamento pianificato del verde urbano.
Si impone qualche riflessione sul verde pubblico che vogliamo rendere pubblica. La prima è questa: gli alberi in città non sono un complemento d’arredo ma elementi fondamentali per la vita e la biodiversità. Pertanto è bene che, nel contesto urbano, siano variegati, di essenze diverse e che vi siano anche alberi da frutta, doppiamente preziosi perché in primavera offrono la coloritura dei fiori e in estate e autunno i frutti che contribuiscono al nutrimento degli uccelli, a loro volta preziosi nell’arricchire la vita, anche quella degli uomini.
Purtroppo da qualche tempo gli alberi nelle nostre città sono visti e vissuti con fastidio crescente. Da parte di alcuni cittadini e soprattutto dalle Amministrazioni Comunali che li catalogano come spesa improduttiva. C’è un triste fattore culturale alla base che, ahinoi, è una regressione italiana, che ha declassato l’importanza degli alberi e delle aree verdi in generale a complementi di arredo, come dicevamo.
Spesso la diretta conseguenza è l’aggiudicazione di appalti al massimo ribasso per le potature, con effetti di capitozzature drammatiche sugli alberi, come è esemplare la vicenda dei cachi. Tre-quattro anni fa (già sotto giunta Pizzarotti) molte ramificazioni dei cachi, in tutte le vie ove sono presenti, furono ridotte a monconi. I nuovi rami sono cresciuti fragili e in altezza e, quest’anno, hanno dato un’iperproduzione di cachi. Confidiamo che l’azione dimostrativa svolta dalle associazioni ambientaliste induca a trattare gli alberi di cachi con rispetto, sagomandoli in modo adeguato. Ci impegniamo, assieme agli altri soggetti, a proseguire anche nei prossimi anni al raccolto della frutta.
In generale sulle potature – quest’anno eseguite anche in estate, come in via Spezia, una follia che mette a rischio la vita delle piante – va fatta una seria riflessione e improntato un diverso capitolato di appalto.
Questo aspetto è solo l’evidenza lampante della totale assenza di una politica del verde in molti Comuni e, cosa che abbiamo dovuto amaramente constatare, anche del Comune di Parma.
Non induca in errore l’operazione dei mille alberi di inizio mandato. “La ricetta verde del sindaco: più alberi che cantieri”, titolava un articolo di giornale nell’aprile 2013. Tre anni fa … ma come sembrano lontani! Avevamo salutato con favore quell’iniziativa ma, purtroppo, si è rivelata azione una tantum, con esiti non compiutamente documentati e non curati nel proseguo. Operazione che peraltro fu possibile grazie alla “monetizzazione” del taglio di alberi di privati, mentre d’ora in avanti sarà difficile ripeterla poiché con il nuovo regolamento del verde (nuovo, ma che di innovativo ha ben poco) si potrà fare una semplice sostituzione di un’essenza con un’altra, senza tener conto delle dimensioni della pianta abbattuta, in caso di alberi morti o morenti. Il risultato è questo, senza addentrarsi in tecnicismi. Comprendiamo la “ratio” dei meccanismi fiscali e patrimoniali di questa norma, con sgravi burocratici, ma il rischio è di far passare per “morte” molte alberature fastidiose. Nel nostro piccolo cercheremo di vigilare su questo aspetto.
Alla Consulta del Verde non partecipiamo da molto tempo e, a questo punto, daremo dimissioni ufficiali e irrevocabili. È una Consulta che opera nell’ambiguità fin dall’inizio del mandato dell’Amministrazione Pizzarotti, con membri che sono consiglieri comunali sotto altre spoglie (in rappresentanza di associazioni), con un presidente che è esponente dello stesso Movimento-partito del sindaco, con riunioni convocate con strettissimo margine di tempo, con deliberazioni strumentalizzate dagli assessori a loro uso e piacimento. Una Consulta – lo dice il nome stesso – dovrebbe dare consigli e pareri ma, in realtà, questi pareri sono votazioni formali e spacciati come fossero “approvazioni” dell’operato dell’Amministrazione Comunale.
Ma soprattutto una Consulta del Verde dovrebbe essere coinvolta su linee guida e su politiche di prospettiva nel settore. Tutte cose che Legambiente ha segnalato e continua a segnalare da anni all’Amministrazione con il fatto, invece, di ritrovare ultimamente ordini del giorno che chiedono di esprimersi solo su abbattimenti di alberi.
Veniamo alla gestione delle aree verdi, che sono state vieppiù sacrificate o privatizzate ad uso delle società sportive. I casi sono ormai innumerevoli: parco Laghi in via Jacobs, parco Ferrari, parco Martini. Quest’ultimo è stato progressivamente ridotto e trasformato in un centro sportivo e in occasione delle gare le vie adiacenti sono assediate dalle automobili spesso parcheggiate in modo scomposto. La situazione è destinata a peggiorare ancora se il Comune concederà la permuta di un altro pezzo di area verde alla parrocchia in cambio di uno slargo per autobus a Vicopò.
Ci sono poi i casi dei parchi Cittadella e Parco Ducale.
In Cittadella sono stati tagliati tre anni fa ben 500 alberi. L’intervento, dovuto principalmente alla salvaguardia delle mura, in realtà era stato ben più invasivo ma quel che più ha sconcertato Legambiente è che, né preventivamente né successivamente, sia stato approntato un piano di riqualificazione del verde in Cittadella, con nuove piantumazioni. Anche il recentissimo annuncio di investimento di 1 milione di euro per la Cittadella riguarda lavori per l’illuminazione e il rifacimento della pavimentazione. A quanto è dato di capire nemmeno un centesimo di euro sarà destinato a migliorare o valorizzare il verde. Trattandosi di un parco questo la dice tutta.
Tra l’altro la sostituzione dei vialetti di asfalto con il calcestre è operazione del tutto discutibile: poiché se dal lato estetico ci sarà un effetto più gradevole, dal lato pratico le conseguenze saranno negative con effetto poltiglia e pantano in diversi punti, a seguito delle piogge e del deposito di foglie e terreno, a cui si potrà ovviare solo con aumento vertiginoso dei costi di manutenzione, come dimostrano le esperienze del Parco Ducale del parco Bizzozero. Le condizioni in Cittadella potranno essere ben più gravose se continuerà ad essere consentito, come ora, il transito periodico dei camion per manifestazioni fieristiche: nel calcestre si fa presto a lasciare solchi profondi, nell’asfalto no.
Il Parco Ducale versa in condizioni di degrado da parecchi anni e se questa non può essere una responsabilità dell’attuale Amministrazione Comunale lo è invece l’aver ritardato di un anno l’intervento di riqualificazione, per compierlo a ridosso della campagna elettorale, sebbene il finanziamento di Iren (non casuale) sia disponibile già da tempo. A proposito del Parco Ducale è bene circostanziare altri due aspetti: il primo è l’aver abbandonato il laghetto a sé stesso per lungo tempo, dopo il pensionamento dell’addetto che se ne occupava, rimpiazzato da una volontaria inesausta (che Legambiente ha premiato l’anno scorso, per questa sua opera); il secondo è la pervicacia nel destinarlo a garage all’aperto per le Mille Miglia, che lo affumicano di gas di scarico.
Altre annotazioni, più rapide: ben venga, molto positiva, la donazione Meli Lupi alla fruizione della comunità del grande parco a Vigatto: anche qui notiamo che l’investimento del Comune per valorizzare questa nuova area verde è però tutta rivolta alla viabilità e ad asfaltare. Sembra un paradosso ma non è che il triste cliché dei lavori in corso a Villa Parma: si vuole restituire all’uso pubblico l’area verde del complesso delle case protette per anziani e lo si fa “razionalizzando” le alberature e costruendo un anfiteatro di cemento, anziché far respirare il terreno con un bel prato. Per inciso i cosiddetti anfiteatri sono una delle più fallimentari operazioni di arredo urbano nelle città: inutilizzati, ben presto divengono ricettacolo di rifiuti e degrado.
Gli esempi potrebbero continuare ma, per chiudere, citiamo solo il caso del Pablo, dove verrà costruita la nuova biblioteca di Alice, con un bel progetto di edificio eco-sostenibile. Tutto bene se non fosse che la biblioteca sarà edificata sopra un’area verde. C’è un antico proverbio che dice “predica bene e razzola male”. Ci pare si adatti a questa Amministrazione: a parole difende il verde e promuove la rigenerazione urbana. Nei fatti: la nuova biblioteca il Comune la costruisce su un’area verde mentre a poca distanza ci sono capannoni in disuso.
Legambiente Parma