Da Parma a Piacenza, da Ferrara a Rimini: spira anche in regione il vento del “no” al referendum, ma anche al Pd e al sistema di potere della sinistra. Lo hanno sostenuto, illustrando le conseguenze politiche ed istituzionali del voto del 4 dicembre, il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, ed i segretari della Lega Nord Emilia, Gianluca Vinci, e quello della Romagna, Jacopo Morrone. Proprio nel giorno in cui il presidente della Regione, Stefano Bonaccini promuove le misure introdotte per il lavoro.
«Capiamo che Stefano Bonaccini abbia dei conti da regolare internamente nel Pd – è la prima stilettata di Alan Fabbri -. Ho sentito, infatti, che trova dati confortanti nel merito delle misure introdotte sul lavoro: se lui vede qualcosa di positivo nello scenario attuale, sinceramente non riusciamo a condividerne l’entusiasmo». Anche perché, rincara Gianluca Vinci: «Bonaccini si è speso molto, anche televisivamente, per convincere i suoi elettori per il “si”, senza grandi risultati».
In tutta risposta, la Lega annuncia che in questi giorni partirà su tutto il territorio regionale la campagna “Voto subito”: una petizione in cui i cittadini potranno chiedere, finalmente, che sia restituita loro la parola, dopo tanti governi di “nominati” non passati dalle urne. Vinci sottolinea anche come «l’affermazione sia stata ottenuta a Parma (città amministrata da una giunta grillina) e Piacanza, dove da ormai troppo tempo amministra il Pd. Ci stiamo apprestando ad arrivare a queste scadenze elettorali con una classe politica preparata», avvisa il Carroccio. In merito alle conseguenze del voto referendario, la Lega assicura all’unisono che non vi sarà alcun appoggio «ad un Governo nato su di uno “stai sereno”, senza voto popolare».
I militanti della Lega saranno impegnati a raccogliere firme, già in questi giorni, in tal senso. Morrone ricorda anche il risultato straordinario per «la città di Rimini – dice –, una realtà, assieme a Ferrara («città del consigliere Paolo Calvano», precisa Fabbri) che si è espressa chiaramente contro la riforma. Anche in collegi che rispecchiano il sentimento di territori che si sono sentiti minacciati dall’arrivo dei richiedenti asilo, con percentuali fino al 68% e che hanno detto “no”.» No, insomma, «a governi tecnici, governicchi, ma chiediamo di andare al voto subito. Ma il timore è che la Consulta che si esprimerà il 24 gennaio – avverte Morrone – sia un pretesto per trovare inciuci: dare la parola ai cittadini, dal nostro punto di vista, è la risposta naturale, a fronte di territori stanchi di una certa politica».