Per Israele “Giusti tra le Nazioni” anche a Varsi, consegnate le medaglie...

Per Israele “Giusti tra le Nazioni” anche a Varsi, consegnate le medaglie alla memoria

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“Una piccola grande storia di umanità e di giustizia, avvenuta in una piccola grande comunità. Perché non è il numero degli abitanti che fa grande una comunità, ma il cuore dei suoi cittadini”. Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che questa mattina al Municipio di Varsi, in provincia di Parma, ha partecipato alla cerimonia di consegna della medaglia di “Giusto tra le Nazioni”, riconoscimento andato alla memoria di Guido Croci, Severino e Celeste Cordani e della figlia Maria, di Don Ubaldo Magistrali e Francesco Labadini, che nel 1943 salvarono i dodici componenti la famiglia ebraica Treves. Attestato d’onore e medaglia consegnata ai discendenti dei sei salvatori.

La scelta di “Giusto tra le Nazioni” è compiuta dall’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto ‘Yad Vashem’ di Gerusalemme, istituito dal Parlamento israeliano nel 1953 per commemorare i sei milioni di ebrei assassinati dai nazisti ricordando anche coloro che hanno aiutato i sopravvissuti, tramandando la memoria dell’Olocausto alle future generazioni. La cerimonia di Varsi è stata indetta dall’Ambasciata d’Israele.

Nel 1943 dodici persone di fede ebraica furono prima aiutate a scappare da una pensione di Salsomaggiore da una delle donne che vi lavorava, Maria Cordani. Da Salso andarono a Varsi, ospiti in casa Labadini, poi nella chiesa di Rocca, di don Ubaldo Magistrali. Qui furono aiutati anche dai genitori di Maria Cordani, Severino e Celeste Cordani Giovanelli, e da Guido Croci. Ma erano iniziati i rastrellamenti e quelle dodici persone furono costrette a nascondersi in rifugi più sicuri, passando l’inverno tra il 1943 e il 1944 in una casa isolata. Finalmente l’inverno lasciò il posto alla primavera e con la primavera arrivò la tanto agognata salvezza. Quella grande famiglia ottenne passaporti falsi e riuscì a fuggire in Svizzera, dove rimasero fino alla fine della guerra.

“Oggi possiamo dire che davvero grande fu il cuore delle sei persone che più di settant’anni fa misero a rischio la propria vita per salvarne altre dodici- ha sottolineato il presidente Bonaccini-. È bene che la memoria non vada perduta, perché è la memoria che ci tiene uniti. Siamo così profondamente convinti della necessità di fare memoria, e di farla con continuità, con intelligenza, che in Regione abbiamo approvato la ‘Legge sulla memoria del Novecento’, subito finanziata con un milione di euro. Quelle persone, quelle famiglie, quel sacerdote sapevano che la vita è il bene più prezioso che ci è stato dato e fecero di tutto per salvarli- ha aggiunto Bonaccini-. Non fu il gesto, pur ammirevole, di un singolo, ma la volontà di un pezzo delle vostre comunità, espressione di valori e forza morale che sono delle nostre terre. Un esempio a cui dobbiamo e possiamo guardare anche oggi- ha chiuso il presidente della Regione- in un periodo in cui tutti abbiamo bisogno di essere un po’ di più come loro, ‘Giusti tra le Nazioni’”.

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