Ad otto anni da quei fatti di cui tutta l’Italia ha parlato e di cui oggi gran parte del Paese non ricorda più, in un Paese tutt’altro che normale non c’è ancora una sentenza definitiva. Il caso è quello dell’arresto del ghanese Emmanuel Bonsu, il 28 settembre 2008, da parte degli agenti della Polizia municipale che al parco Falcone e Borsellino lo avevano scambiato per un pusher.
Per quella triste vicenda – segnata da pestaggi e insulti razziali secondo l’accusa – dopo il rinvio da parte della Cassazione, si è concluso in Corte d’Appello a Bologna il processo a carico di 2 dei 10 agenti coinvolti nell’inchiesta, ovvero Marcello Frattini e Ferdinando Villani, che avevano scelto il rito abbreviato. La suprema Corte aveva annullato le condanne emesse nel novembre 2014 a carico dei due, ritenendo che non si trattasse di sequestro di persona ma solo di arresto illegale, nel frattempo caduto in prescrizione così come quello di tentata violenza privata.
Il rinvio in Corte d’Appello a Bologna per la riformulazione delle pene sulla base delle indicazioni arrivate dalla Cassazione, ha portato alla condanna di Marcello Frattini a 2 anni e 20 giorni di reclusione (erano 2 anni e 3 mesi circa) per lesioni e falso ideologico. Più leggera la condanna inflitta a Ferdinando Villani per gli stessi reati: un anno, due mesi e 20 giorni di reclusione (invece di un anno e 10 mesi) con sospensione condizionale e assoluzione per l’accusa di calunnia. Confermato invece il risarcimento alle parti civili.
Rimane in piedi, invece, il processo a carico degli altri 8 agenti della Municipale, condannati con rito ordinario. Anche per loro la Cassazione ha riformulato accuse e pene, ma il loro caso sarà trattato in Corte d’Appello a Bologna solo a gennaio.