Parma perde uno degli ultimi suoi veri difensori. In prima linea, incatenato, sempre pronto ad alzare la voce per difendere i diritti dei più deboli. Quella voce forte e franca, quella figura sincera – come le sue proverbiali battute in parmigiano – restano oggi solo nei ricordi indelebili di chi lo ha conosciuto ed apprezzato. Franco Buratti, 77 anni, non c’è più. Si è spento dopo una lunga malattia durante la quale la figlia Margherita gli è stata sempre accanto. Il funerale sarà celebrato lunedì alle 10.15, con partenza dall’ospedale Maggiore.
Dipendente delle Poste, rappresentante a Parma di Democrazia proletaria e poi dei Verdi, Buratti era un ambientalista convinto – protagonista tra l’altro della campagna “alberi non antenne” contro la diffusione degli impianti della telefonia mobile, ancora oggi attualissima – e non ha mai lesinato critiche a 360 gradi in difesa della giustizia, così come non si è mai formalizzato nel collaborare con esponenti politici lontani anni luce dalle sue posizioni. Nel 1995, dopo anni di dure battaglie politiche, è stato eletto nel Consiglio provinciale, diventandone vicepresidente. Ma non per questo, sui problemi veri e non sulle ipocrisie della politica, ha rinunciato a criticare il presidente di centrosinistra Corrado Truffelli. Pazienza se dopo quell’unico mandato non è stato più rieletto. Lui non ha mai smesso di fare ciò in cui credeva fermamente. Mai di parte, ma sempre dalla parte dei parmigiani. Se n’è accorto anche l’allora sindaco di sinistra Stefano Lavagetto.
Nonviolento nell’animo, le sue proteste civili sfociavano spesso nell’incatenarsi da qualche parte. Celebri l’occupazione dell’ospedale di Parma per la tutela dei diritti dei malati, la ferma protesta contro l’inceneritore del Cornocchio, l’opposizione durissima al taglio degli alberi al Centro Santi, le battaglie contro gli Ogm e i pesticidi, durissimo contro l’elettroshock nella cura dei malati psichici. Ma Franco Buratti non aveva paura neppure a tirarsi su le maniche per fare. Fare del bene. Volontario sempre, era anche caposquadra dell’Assistenza pubblica. E non si vantava affatto del titolo di Cavaliere della Repubblica ricevuto dal presidente Carlo Azeglio Ciampi.