Non sono avrebbero tentato di convincerla, ma non si sarebbero fatti neppure scrupoli nell’intimidirla dopo l’incubo che aveva vissuto e che l’ha segnata per sempre. Il pm Giuseppe Amara, titolare del fascicolo sullo stupro di gruppo avvenuto nel 2010 nell’ex sede della Rete antifascista di Parma, in via Testi, vittima una ragazza mantovana oggi 24enne, ha chiesto il rinvio a giudizio per altri quattro ragazzi. Tre maschi e una femmina. Tutti accusati non tanto di minacce o altro, ma del ben più grave favoreggiamento nello stupro di gruppo.
Un reato pesantissimo del quale, se rinviati a giudizio come chiesto dal pm, dovranno rispondere davanti al tribunale due parmigiani – A.S., 23 anni, e D.D.P., 29 – il reggiano R.G. di 28 e la milanese M.D.P. di 26 anni. Loro non c’entrano con la violenza, quella ragazza non l’hanno mai toccata. Ma l’avrebbero ferita ugualmente cercando di convincerla a cambiare versione, a scagionare gli amici della Rete antifascista. Anche intimidendola con telefonate e messaggi. Versioni di comodo che loro stessi avrebbero fornito agli investigatori quando sentiti come testimoni informati dei fatti. Ad incastrarli, le indagini dei carabinieri.
La loro posizione rimane comunque distinta da quella degli imputati del processo in corso per violenza sessuale di gruppo, ovvero il 25enne Francesco Cavalca, il 29enne Francesco Concari, e il più giovane del presunto branco, il romano Valerio Pucci di 24 anni. La 24enne però non ha cambiato idea ed ha raccontato in aula l’incubo vissuto quella notte, dopo essere arrivata a Parma per incontrare un amico, uno degli imputati, che poi l’ha portata nella sede di via Testi. Dove con ogni probabilità è stata drogata e violentata senza che lei potesse reagire. Si è svegliata solo il mattino seguente, nuda e con i segni della violenza ancora sul corpo. A trascinare nei guai il gruppo, il video registrato con un telefonino da uno dei presenti.