Salgono a 38 i casi di legionella registrati all’ospedale Maggiore diParma. L’ultimo è un paziente di 61 anni, residente al Montebello, ma le sue condizioni non sono gravi. Al Maggiore sono ancora ricoverati 16 persone dopo le tre dimissioni di oggi. Migliorano anche le condizioni della 27enne finita in Rianimazione, che oggi è stata trasferita in Pneumologia per curare la polmonite dovuta al batterio della legionella. Sembra siano migliorate molto anche le condizioni del paziente di 73 anni che è stato ricoverato in Terapia intensiva respiratoria.
Questo in sintesi il bollettino medico di oggi. Ma i problemi restano così come la paura tra i residenti del quartiere Montebello che ancora non sanno quale sia stata la causa dell’epidemia. Banca Intesa ha spento le sue torri di evaporazione, continua il lavoro dei tecnici ma non è stato ancora trovato il focolaio in cui si è annidato il batterio.
Ma la legionella è un problema di oggi? Pare proprio di no. Si erano già contati 13 casi dall’inizio dell’anno in città, prima dell’inizio dell’epidemia fissato ad agosto come reso noto durante l’assemblea pubblica alla Don Milani. Lo aveva scritto Gazzetta di Parma il 21 settembre – parlando di casi in alberghi, case di riposo e altre strutture pubbliche di città e provincia – e ora lo ricorda “Parma non ha paura”. Che sottolinea inoltre come, nella stessa assemblea, Bianca Borrini del dipartimento sanità pubblica dell’Ausl Parma abbia affermato “che si considerano normali dai 3 ai 5 casi di infezione da legionella ogni anno in una città come la nostra”.
Quindi i 13 precedenti dovevano già suonare come un forte campanello d’allarme.
Invece il conteggio reso pubblico comincia ad agosto: “Una prima segnalazione – ricorda l’associazione – è arrivata il 29 agosto, una seconda il 13 settembre, una terza il 20, una quarta il 21, una quinta il 23. La sesta e la settima il 26 settembre. E qui è scattato l’allarme vero e proprio. Poi ne sono seguite altre 30 (in realtà almeno una in più, che però è considerata estranea al focolaio di via Montebello), comprendendo anche le due (non presenti nel tabellone) del 7 ottobre. E questo ci dice come la legionella sia ancora pericolosa”.
“Magari i cittadini avevano diritto di essere informati in modo ampio e trasparente già da qualche mese – sottolinea Luigi Alfieri per ‘Parma non ha paura’, riferendosi ai 13 casi precedenti -. Dare l’allarme, infatti, non significa creare allarmismo, ma fare conoscere alla gente che siamo di fronte a un pericolo e suggerire come questo pericolo si possa affrontare”.
Si chiarisce che dal primo gennaio di quest’anno fino a meta’ agosto scorso erano stati 13 i casi in tutta la provincia di Parma risultati positivi alla legionella,come gia’ pubblicato su un quotidiano locale in base ai dati forniti dall’Azienda Usl. Del totale dei casi provinciali nel periodo indicato, quattro erano quelli registrati a Parma: l’11 febbraio, il10 e 30 giugno, e il 6 luglio scorsi dei quali nessuno risiedeva nella zona Montebello. Il numero di casi, che si erano registrati fino ad allora sia in provincia che in citta’, e’ in linea con le medie degli anni precedenti. Inoltre per tutti questi casi le origini della diffusione di legionella sono state individuate e risolte. Questo quadro e’poi cambiato successivamente con l’aumento anomalo, dal 26 settembre in poi, di casi positivi registrati a Parmain poco tempo e tutti correlati con la stessa zona della citta’.Infine, si ricorda che la prima nota stampa, congiunta Azienda Usl-Comune di Parma,in cui si annunciano i primi casi positivi alla legionella e le prime misure precauzionali gia’ adottate,e’stata diffusa il 28 settembre.