Non uno, ma ben due sit-in di protesta oggi. Così a Parma i sindacati di categoria e gli agenti della Polizia penitenziaria hanno lanciato l’ennesimo grido d’allarme per segnalare a tutti – dai vertici dell’amministrazione ai singoli cittadini – che il sistema carcere sta andando verso il collasso.
Le segreterie regionali e provinciali dei sindacati Sappe, Osapp, Uilpa, Cgil, Cisl Fns, Uspp e Cnpp si sono quindi ritrovate oggi con i propri iscritti per manifestare davanti al carcere di via Burla. Il Sinappe, invece, con il segretario regionale Gianluca Giliberti, ha scelto la Certosa di Parma, sede della scuola di formazione della Polizia penitenziaria.
Non solo pesanti carenze d’organico (mancano oltre 100 unità) che costringono gli agenti a turni estenuanti anche di 12 ore, ma anche una non corretta gestione delle risorse umane che aggrava ulteriormente lo stato di pesante disagio che si registra all’interno degli Istituti penitenziari di Parma, dove convivono a stretto contatto detenuti in condizioni e con bisogno estremamente diversi. In media i reclusi sono sempre oltre le 550 unità, ma molti sono al 41 bis, altri hanno patologie invalidanti, tutti richiedono un trattamento che le carenze d’organico non consentono di garantire. E poi c’è quello che i sindacati chiamano “turismo sanitario”, ovvero le troppe visite urgenti in ospedale che tali non sarebbero, ma che costringono gli agenti ad organizzare complessi servizi.
Ad aggravare il tutto, adesso, il cantiere per la costruzione del nuovo padiglione da 200 posti, che i sindacati contestano fermamente. Un ampliamento del carcere, in queste condizioni – sostengono – potrebbe tramutarsi in una bomba ad orologeria con rischi per la sicurezza di tutta la città. Ma il problema non è soltanto il dopo. Anche adesso, infatti, la Polizia penitenziaria deve fare i salti mortali per garantire la sorveglianza al cantiere partito lo scorso 15 settembre.
I sindacati chiedono quindi ancora una volta e con grande forza che l’amministrazione degli Istituti penitenziari di Parma, ma anche quella regionale, intervengano per risolvere i problemi segnalati. Per restituire qualità di vita prima che di lavoro agli agenti della Polizia penitenziaria costretti sempre più a saltare riposi e ferie, ma anche sicurezza a una struttura carceraria complessa in cui in questi ultimi mesi non sono mancati gravi episodi di violenza.