Al primo piano della palazzina di via Pergolesi 2, a Parma, c’è una casa famiglia. Lo sapevano in molti, ma nessuno avrebbe mai immaginato che quella struttura fosse del tutto abusiva. Lo hanno scoperto i carabinieri del Nas di Parma, che in seguito a una segnalazione sono arrivati sul posto per verificare l’attività svolta. Sei gli ospiti della casa famiglia, qualcuno anche in condizioni di non autosufficienza, altri addirittura centenari. A differenza delle case di riposo “ufficiali”, dove recentemente si sono registrati gravi episodi di maltrattamenti, in questa, nel suo piccolo, gli ospiti sembra fossero ben seguiti e curati.
Ma questo non basta. La casa è abusiva, mai registrata, sconosciuta al Comune e ai servizi sanitari, quindi i carabinieri del Nas hanno apposto i sigilli e chiuso definitivamente la struttura. I sei anziani ospiti sono stati subito trasferiti a Villa Parma, anche con l’intervento dei sanitari del 118. Un blitz, quello del Nas, che ha lasciato di stucco gli abitanti della zona, per i quali quella casa famiglia era un’attività storica, operativa da diversi anni, della quale mai nessuno si era lamentato. Anche se – quella struttura – non era indicata da nessuna insegna, né da una piccola targhetta e non aveva neppure un nome.
Le indagini però continuano – sembra anche a carico di una donna che risulterebbe la titolare della struttura – per ricostruire l’attività svolta all’interno della casa. Per risalire ai dipendenti che si prendevano effettivamente cura degli ospiti (pare fossero delle badanti dell’Est) che pagavano rette abbastanza sostanziose, ma anche a chi – medici e infermieri – li abbiano curati in questi anni. La struttura, seppur dignitosa, sarebbe inoltre risultata non a norma per il tipo di attività svolta.
Fantasmi, ecco cosa sono. Gli anziani ricoverati nella casa famiglia clandestina, scoperta nel quartiere San Lazzaro, sono fantasmi. Sono il simbolo di una città che non riesce a vederli, in balia di persone senza scrupoli, che lucrano sull’assistenza senza rispettare le regole. La notizia della casa famiglia abusiva, chiusa dai Carabinieri, si aggiunge a quelle – recenti – dei maltrattamenti agli anziani, ed è un’offesa alla nostra memoria e al nostro futuro. È il modo per rinnegare la storia di questa città, che è fatta anche di innovazioni nel sociale, in volontà di prendersi cura dei più deboli.
Parma come si prende cura degli anziani? Non è possibile permettere questi vuoti, nella parte vulnerabile della società. L’appello è che anche le famiglie facciano attenzione: L’assistenza per gli anziani non può essere fuorilegge. Bisogna fare rientrare tutto dentro un circuito regolare e controllato dal pubblico.
Sarà interessante sapere quali professionalità operavano in questa struttura. Qualcuno, con la stampa, parla genericamente di badanti. Questo è il tema. Insieme alle stutture tradizionali, sono cresciute negli anni le Case Famiglia, che però devono stare dentro un sistema di norme e di controlli. Bisogna inserire nel sisterma tutte queste realtà e isolare quelle che non vogliono rispettare le regole e quelle che addirittura sono irregolari.
Come sindacati unitari stiamo lavorando a un protocollo con Comune e gestori delle Case Famiglia. Dopo il Regolamento voluto dai sindacati pensionati di SPI FNP UILP ora servono alcune accettazioni per fare rientrare le Case Famiglia nel sistema di welfare, come una “White List”, apertura alla comunità e anche un numero per segnalare nell’anonimato, eventuali incongruenze.
Il sindacato è impegnato su questo tema. Il problema non è solo quello – drammatico – dei maltrattamenti agli anziani, ma anche quello di smascherare quelli che si comportano in modo illegale.Questo deve diventare un problema di tutti. Anche delle Case Famiglia che rispettano le normative e delle famiglie. Bene hanno fatto i carabinieri, attraverso i Nas, mettendo i sigilli alla struttura, bene ha fatto il Comune di Parma a intervenire subito dopo aver ricevuto la segnalazione.
Ma immaginiamo che questo caso non sia l’unico e non sia l’ultimo, purtroppo, sul territorio provinciale. Pretendiamo maggiore attenzione, maggiori controlli dal Comune. Ci fa male pensare che in 10 anni, come pare, questa struttura abbia operato nel silenzio e nella completa clandestinità dentro alla nostra città. Crediamo che, in passato, ci sia stata una sottovalutazione del fenomeno. Noi insistiamo nel riproporre il problema e continueremo fare la nostra parte.
Paolo Bertoletti
SPI CGIL Parma