Dopo 8 ore di resistenza da parte degli abitanti e dei solidali accorsi, si sono concluse le operazioni di sgombero della casa occupata di via Zarotto. Per le famiglie e i singoli sono state trovate delle soluzioni di accoglienza temporanea.
L’esito delle trattative avviate durante le operazioni di sgombero lascia però aperte tutte le questioni che da anni la Rete Diritti in Casa pone in merito alla emergenza abitativa.
Lo sgombero eseguito per tutelare il diritto della proprietaria Dina Zanchi di mantenere vuoto uno stabile già rimasto vuoto per 20 anni, ripropone la tematica delle migliaia di alloggi sia privati che pubblici che giacciono inutilizzati, in alcuni casi in progressivo degrado, a fronte di centinaia di sfratti in corso di esecuzione, di sovraffollamento abitativo con alloggi abitati da più famiglie, di affitti ancora a livelli stratosferici, di famiglie e singoli costretti ad abitare in alloggi fatiscenti .
La strada indicata da chi in condizioni di estremo bisogno ricorre allo strumento dell’occupazione è quella dell’utilizzo degli alloggi abbandonati, non utilizzati, invenduti per risolvere l’emergenza abitativa. Quello dell’emergenza casa è un problema di cui tutti sono ben coscienti ma che nessuno vuole veramente affrontare: il motivo principale è che dietro al bisogno di case si nasconde uno dei business speculativi più indegni di questa società, con il mercato privato che controlla la quasi totalità degli alloggi con un unico fine: trarre dalla casa il massimo guadagno possibile e spese di chi della casa ha bisogno.
Per risolvere l’emergenza abitativa occorre andare ad intaccare questi interessi del mercato privato: per questo guardiamo con interesse alla mozione approvata dal Comune di Livorno, amministrato da una giunta del Movimento 5 Stelle, che sostiene la requisizione degli immobili abbandonati per destinarli all’emergenza abitativa. Un piccolo passo nella direzione che auspichiamo, un passaggio che le famiglie senza casa sono spesso costrette a fare da sole tirandosi addosso poi la repressione di magistratura e polizia ma che evidentemente è possibile fare anche con il sostegno di istituzioni consapevoli del problema e degli strumenti per risolverlo. Un passaggio che il Comune di Parma, seppur guidato da un partito uguale a quello di Livorno, non ha per ora avuto il coraggio di fare, nemmeno in via sperimentale, ma che si rivela sempre più come passaggio necessario e gi&a grave; sperimentato nella storia italiana (basti pensare alle requisizioni del Sindaco di Firenze La Pira negli anni 50/60).
Uno stabile come quello di Via Zarotto non può essere lasciato nelle mani di chi non è capace di gestirlo: anche gli altri edifici che hanno subito sgomberi a Parma (Via Cagliari, Via Casa Bianca, Ex Lux, Via San Leonardo, Via Bengasi, Ex scuola di Marore, Ex Bunker) giacciono inutilizzati a distanza di anni dallo sgombero, costituendo tra l’altro situazioni di degrado urbano (e in alcuni casi di pericolo) per l’abbandono.
Il comune di Parma se vuole affrontare realmente la questione abitativa deve porsi con più coraggio e decisione: se da un lato apprezziamo l’impegno profuso per trovare una sistemazione precaria agli sfollati dalla casa di Via Zarotto, dall’altro non possiamo che criticare la mancata presa di posizione nelle sedi opportune in opposizione allo sgombero, sgombero che tra l’altro ha poi seriamente messo in difficoltà i servizi sociali dello stesso comune. Allo stesso modo occorre una presa di posizione netta per la requisizione degli alloggi abbandonati che in diverse occasioni abbiamo visto essere di grandi proprietari immobiliari (come i Tegoni o la sopra richiamata Dina Zanchi) che si pongono poi arrogantemente per ottenere gli sgomberi in tempi brevi.
Un capitolo a parte poi lo merita la Chiesa che a parole, come dice Papa Francesco, sarebbe chiamata ad aprire le proprie porte e offrire i propri beni immobili a chi non ha nulla ma che nei fatti si muove spesso come i privati lasciando anche case vuote o immobili semivuoti come, ad esempio, il seminario minore a Parma per dirne uno fra tanti e tutto questo senza neppure doverci pagar le tasse.
La questione casa occuperà l’agenda politica ancora per molto tempo: al di là delle retoriche lamentele, occorre andare al nodo del problema: il diritto all’abitare potrà essere effettivo solo se la casa cessa di essere un business speculativo.
Rete diritti in Casa Parma