Quotazioni del grano dimezzate, speculazioni, perdita di migliaia di posti di lavoro insieme al rischio di desertificazione di quasi 2 milioni di ettari di superficie agricola nazionale, sono alcune delle cause che hanno acceso la miccia e fatto esplodere la protesta degli agricoltori.
Coldiretti Emilia Romagna appoggia, con i suoi lavoratori del settore, tutti i colleghi che nella giornata di venerdì 29 luglio raggiungeranno ed occuperanno con i loro mezzi agricoli, diverse città italiane: da Alessandria a Palermo, da Potenza a Bari e a Termoli, con lo slogan “no grano, no pane!” e con la presentazione del dossier Coldiretti su “La #guerradelgrano”: “serve più trasparenza sul mercato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella pasta e nel pane – afferma Coldiretti Emilia Romagna- ma è anche necessario stendere i controlli al 100% degli arrivi da paesi extracomunitari dove sono utilizzati prodotti fitosanitari vietati da anni in Italia ed in Europa e fermare le importazioni selvagge a dazio zero che usano l’agricoltura come mezzo di scambio nei negoziati internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale”.
Solo in Emilia Romagna – continua Coldiretti – sono 30 mila le aziende agricole messe a rischio dal crollo dei prezzi del grano diminuiti del 42% rispetto al luglio del 2015. Oggi il grano duro per la pasta viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro delle 30 mila aziende agricole che producono 357 mila tonnellate di grano duro e 782 mila tonnellate di grano tenero su una superficie di quasi 200 mila ettari. A rischio non è solo la loro esistenza, ma anche il territorio agricolo regionale, che rischia la desertificazione, e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione made in Italy.