Nei primi tre mesi del 2016 i distretti produttivi di Parma perdono quote di mercato all’estero. Lo rivela il Monitor dei distretti industriali dell’Emilia Romagna curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Dal quale si evince comunque una crescita moderata dell’export dei distretti emiliano-romagnoli (+0,4%), trascinata però solo da 7 su 18. Un dato comunque positivo rispetto sia ai distretti italiani (-0,9%) che al manifatturiero regionale (-0,3%).
Per quanto riguarda Parma, il food machinery fa registrare un -20,5% sul fronte dell’export rispetto al primo trimestre 2015. Negativo anche l’alimentare che esporta il 2,9% in meno. Nonostante la buona performance dei salumi di Parma (+5,8%) e del lattiero-caseario parmense (+17%).
“A condizionare il rallentamento dell’export regionale è stata la debolezza della domanda da parte dei mercati emergenti (-8,6%) – commenta Luca Severini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo –. In particolare, si conferma il momento difficile dell’export in Russia e subiscono un forte deterioramento i flussi verso il mercato cinese. Prosegue, al contrario, il trend positivo sui mercati maturi (+5,1%), trainato dalle buone performance osservate sui mercati statunitense (+15%) e francese (+5,4%)”.
Dall’analisi per singolo distretto, emerge che è proseguito il trend positivo delle piastrelle di Sassuolo (+11,2%), che ha beneficiato del vivace andamento sul mercato statunitense, e dei ciclomotori di Bologna (+33,1%), trainato dalle vendite in Germania, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Nel settore della meccanica, ai risultati positivi dei distretti dei ciclomotori di Bologna, delle macchine per il legno di Rimini (+28,1%) e delle macchine per l’industria ceramica di Modena e Reggio Emilia (+14,2%, secondo i dati Acimac) si contrappongono il rallentamento dell’export delle macchine agricole di Modena e Reggio Emilia (-0,5%), i dati negativi dei distretti delle macchine per l’imballaggio di Bologna (-15,7%), della food machinery di Parma (-20,5%) e delle macchine utensili di Piacenza (-25,9%).
Anche nel settore alimentare il quadro è eterogeneo. Hanno registrato una crescita il lattiero caseario di Reggio Emilia (+14,5%), i salumi di Parma (+5,8%) e il lattiero-caseario parmense (+17%). In calo invece l’ortofrutta romagnola (-1,3%), l’alimentare di Parma (-2,9%), i salumi del modenese (-6,1%) e i salumi di Reggio Emilia(-37,5%).
Nel sistema moda segnali positivi per l’abbigliamento di Rimini (+11%), mentre chiudono il primo trimestre del 2016 negativamente la maglieria e abbigliamento di Carpi (-5,4%) e le calzature di San Mauro Pascoli (-7,6%). Dopo timidi segnali di ripresa osservati nel 2015, frena l’export dei mobili imbottiti di Forlì (-6,5%).
Chiudono con una crescita delle esportazioni superiore alla dinamica nazionale i poli tecnologici regionali (+7,9% versus +3,8%). Ancora trainante il polo ICT di Bologna e Modena (+6,7%), che è cresciuto su importanti mercati, Stati Uniti, Germania, Spagna e Francia, mentre ha registrato un calo in Cina. Bene anche il polo biomedicale di Mirandola (+5%). Ha poi evidenziato una buona accelerazione l’export del polo biomedicale di Bologna (+18,6%) grazie a ottime performance, in particolare sui mercati tedesco e francese, e al balzo delle vendite in Iraq.
Lo scenario sul mercato del lavoro, analizzato attraverso i dati di CIG, resta complesso. Nei primi 5 mesi del 2016 il ricorso alle ore di Cassa Integrazione Guadagni delle imprese dei distretti regionali ha evidenziato un aumento del 43,9% delle ore autorizzate, portando il monte ore a 6,9 milioni, su livelli che rimangono storicamente elevati. Tale trend è il risultato di un aumento generalizzato della richiesta di ore di CIG e in particolare di quella straordinaria, che sottende fenomeni di crisi strutturali.