Trova un miliardo di vecchie lire nella cassaforte della vecchia zia deceduta, ma per la Banca d’Italia quelle banconote non valgono più nulla. La Corte costituzionale, però, con una sentenza rimette tutto in discussione e riaccende le speranze di Luca Rossini, 43 anni, originario di Parma ma residente ad Avellino.
A rendere nota la vicenda è l’associazione Agitalia che assiste i cittadini in difficoltà nel recupero di titoli di risparmio. Rossini, circa un anno fa a seguito del decesso della zia Tina Zaccaria, nubile e senza figli, si è ritrovato unico erede universale, ma mai avrebbe creduto di diventare così “ricco”. Dopo aver preso possesso, tra gli altri beni, di un immobile nel reatino appartenuto alla defunta parente, a settembre ha fatto eseguire alcuni lavori di ristrutturazione che hanno portato alla luce, all’interno di una cassaforte, oltre a diversi titoli di Stato, una ingente somma di denaro in lire in banconote da 500mila e vario taglio per un valore complessivo di quasi 1 miliardo del vecchio conio.
Allo stupore è però seguita l’amarezza quando allo sportello Bankitalia gli era stato detto (a metà settembre 2015) che il cambio in euro non è più possibile. Se è vero infatti che era stato stabilito un termine decennale (2002-2012) per il cambio delle lire in euro è altrettanto vero – come sostiene ampiamente la Giurisprudenza – che qualsiasi termine di prescrizione o decadenza decorre da quando il soggetto è posto in grado di far valere il proprio diritto, quindi nei casi in esame i dieci anni per il cambio lire/euro decorrono dal giorno del ritrovamento delle somme in lire.
Intanto alcuni cittadini, in casi praticamente identici avevano sollevato tramite il tribunale di Milano l’illegittimità costituzionale del decreto Monti (art. 26 D.L. 121 del 6.12.2011) che aveva sancito l’immediata decadenza del cambio della lira in euro già a fine 2011. Con la sentenza 216/2015, in effetti, la Corte Costituzionale ha poi dichiarato l’illegittimità della norma Monti.
Adesso la palla passa di nuovo a Banca d’Italia e Ministero dell’Economia, che ha incamerato a suo tempo circa 1,2 miliardi di euro che nessun cittadino in possesso di vecchie lire aveva reclamato entro i termini di prescrizione. Le due istituzioni dovranno trovare il modo di venire incontro alle richieste dei cittadini, forti ora di una sentenza della Consulta. Tra i quali anche Luca Rossini.
Agitalia, intanto, si mette a disposizione per fornire a chiunque informazioni relative alla riscossione di titoli di credito pubblici anche molto vecchi nel tempo.