“Credo che il tavolo di confronto aperto dal governo con le organizzazioni sindacali rappresenti una vera e positiva novità che in quanto tale va colta e sfruttata al meglio per dare compimento ad alcune delle riforme avviate e che stentano a decollare, come ad esempio l’implementazione di politiche attive per il lavoro, ma anche per correggere alcune norme che stanno palesando propri limiti e le proprie storture: penso ad esempio ai voucher”. Così Patrizia Maestri, deputata del Pd, ha introdotto l’incontro sul tema “Ai giovani il lavoro, agli anziani la pensione” alla Corale Verdi di Parma, che ha visto come ospiti Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera ed ex Ministro del Lavoro, Vincenzo Colla, segretario generale Cgil Emilia-Romagna e Marco Granelli, vicepresidente nazionale Confartigianato. “Bene il monitoraggio avviato dal ministero e l’introduzione della piena tracciabilità nel loro utilizzo – ha sottolineato la deputata – ma se non si torna al concetto di ‘occasionalità’ delle prestazioni che possono essere retribuite tramite i buoni lavoro, questi continueranno a rappresentare lo strumento con cui le imprese hanno la possibilità di disporre di manodopera sottocosto e senza reali tutele”.
L’incontro è servito ad approfondire i temi del lavoro, della situazione economica che sta vivendo l’Italia e le scelte del Governo per sostenere la ripresa. Ma è soprattutto sul tema pensioni che il presidente Damiano ha voluto concentrare il suo intervento. “C’è un impegno incessante del Pd in Commissione Lavoro – ha spiegato – nel chiedere al governo, anzitutto, la correzione di tutte quelle vere e proprie ingiustizie che la riforma Fornero ha lasciato sul campo: l’ottava e ultima salvaguardia per risolvere definitivamente il problema esodati, le ricongiunzioni onerose, il fondo per il lavoro usurante e opzione donna, eccetera. Chiediamo al governo di risolvere subito queste situazioni che riguardano la vita di centinaia di italiani”.
Damiano ha poi voluto parlare anche di occupazione e, in particolare, della necessità di alcuni interventi diretti. “Vogliamo portare il nostro contributo sul tema della flessibilità in uscita – ha aggiunto – in Commissione stiamo discutendo una nostra proposta di legge per consentire l’uscita dal lavoro con quattro anni di anticipo, a 63 anni ad alcune condizioni; il governo giustamente deve anzitutto fare i conti con l’Europa e con la sostenibilità di bilancio. Aspettiamo di capire come realmente si configurerebbe questo prestito pensionistico di cui si parla (la cosiddetta APE) che invito sin d’ora a non demonizzare a priori perché può veramente rappresentare una via d’uscita dal lavoro o dalla povertà per quei tanti italiani che, più di altri, sono stati esposti agli effetti devastanti della crisi e può finalmente consentire l’accesso al lavoro ai quei tanti giovani che oggi, purtroppo, ingrossano le fila della disoccupazione”.
Proprio sul lavoro e sulla necessità di interventi in merito si è soffermato il segretario della Cgil Emilia-Romagna, Vincenzo Colla. “Nella nostra regione – ha detto – più che di una caduta dell’occupazione, rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi anni, si è determinato un vero e proprio ‘tappo generazionale’, con un significativo incremento del numero dei lavoratori tra i 55 e i 60 anni e un aumento, quasi analogo, dei disoccupati nella fascia d’età che va dai 25 ai 35 anni”. Nelle settimane scorse i sindacato ha firmato un patto per il lavoro con la giunta Bonaccini che mira proprio a far ripartire il sistema. “Non è una semplice formalità – ha concluso Colla – ma rappresenta il formale impegno delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali e delle imprese a favorire l’instaurarsi di relazioni volte alla promozione dell’occupazione stabile e di qualità. Le grandi imprese che hanno scelto l’Emilia-Romagna per insediare i propri stabilimenti hanno guardato soprattutto a questo prima ancora che all’articolo 18 o agli sgravi contributivi: un territorio dov’è possibile fare investimenti che durino nel tempo perché sostenuti da un positivo contesto sociale”.
L’esponente di Confartigianato, Marco Granelli, ha invece centrato il suo intervento sulla burocrazia, che rischia di rallentare il lavoro delle imprese, e sulla difficoltà ad accedere al credito per sviluppare dei progetti. “Sono le principali difficoltà che incontrano le imprese artigiane nell’investire in Italia – ha detto – occorre promuovere soprattutto misure che guardino alla piccola e media impresa che rappresenta la vera ossatura produttiva del nostro Paese. Siamo i primi ad essere interessati all’occupazione di qualità ma chiediamo, in questo, di essere aiutati e sostenuti con specifiche misure sul carico fiscale che, oggi, è in tutto e per tutto, la vera zavorra che impedisce alle nostre imprese di crescere e competere nel mercato globale”.